AC/DC, il report e le foto del concerto a Imola del 9 luglio 2015

ac-dc-imola-2015-foto

Il più grosso problema di vedere i concerti delle leggende del rock è questo: puoi rimanerci male. Gli AC/DC sono dei monumenti. A Imola eravamo quasi in centomila a celebrare la loro (indiscutibile ed eterna) grandezza in questo 9 luglio 2015. Eppure in molti, specialmente chi li ha già visti più di una volta, sono usciti dall’Autodromo con la sensazione che stasera i Nostri erano tutto tranne che in grande forma.

E capiamoci non ce l’ho con Brian Johnson. Cazzo, ha 67 anni, canta da secoli e oramai non ci arriva più. Niente da dire, sei comunque un mito. Cosa puoi dire a Cliff, Stevie e Chris Slade? Madò io Chris Slade l’ho sentito per la prima volta sul pazzesco “Live at Donington” del ’91, una doppia musicassetta che mi regalarono a suo tempo. Questo era un criminale che andava talmente a cannone sul charleston che non mi sembrava vero. Stasera sentirgli tenere i ritmi bassi (quasi settant’anni pure per lui eh) o comunque non sparare a velocità assurde “Whole Lotta Rosie” mi ha fatto male. Ma lo capisco.

Angus invece è IL Rock. Uno dei pochi che può essere così tanto ROCK. E non “rock” come dicono tutti quelli che si riempiono la bocca con sta parola senza nemmeno sapere cosa diavolo significhi. Non “rock” come una buona metà di presenti questa sera che conoscevano giusto quei 5 o 6 pezzi che Virgin passa in continuazione (sentire il silenzio su “High Voltage” e “Sin City” è stata una vergogna). Angus è IL Rock, dicevamo. Uno che se ne sbatte del caldo, degli anni, dell’essere alto un metro e dieci e largo meno dieci. Lui spacca tutto sempre e comunque. Sparge sudore ovunque mentre fa assoli a manetta e corre da una parte all’altra del palco. Mentre conta i passi prima di saltare per dare il via al finale allungato, oppure mentre si spara il suo tipico passo che nessuno sa fare così bene al mondo manco se si impegna 20 anni. Angus è la ragione per cui un macello di persone si è sobbarcato il trasfertone a Imola questa sera. E Angus non ha tradito.

Non hanno tradito nemmeno gli altri, intendiamoci. Hanno scritto la storia del Rock, senza di loro manco ascolterei questa roba ancora oggi. Molto semplicemente l’età inizia a pesare. L’età, il caldo, i ritmi da tour, i malanni e via dicendo. E non ci può fare niente nessuno. Ed è per questo che bisogna volergli ancora più bene. Bisogna essere comunque contenti di esserci stati ancora una volta. E di aver visto dei quasi vecchi dare tutto quel che avevano dentro per far sentire al mondo come si suonano due ore di concerto dal vivo a settant’anni.

Oggi in molti ascoltate solo band di merda o artisti finti che van sul palco 70/80 minuti, usano il playback, le basi e gli autotune. Io vi odio. Oggi qui avevamo vari motivi per piangere. Di gioia perché abbiamo visto delle vere leggende della MUSICA ancora una volta dal vivo. Di commozione perché ci siamo resi conto che a breve non ce la faranno più. E piangiamo anche ora, parlandone e dicendoci “Eh cazzo, Ja, però non possiamo non scriverlo“.

For those about to Rock, WE SALUTE YOU.

>> Guarda la scaletta del concerto

Lascia un commento