Ci sono molti modi. Ci sono molti modi di esibirsi davanti al proprio pubblico. L’atmosfera onirica del Teatro Romano di Verona ha suggerito a Manuel Agnelli e soci il mood soft, compassato, maturo, a tratti quasi distaccato. Sicché la scaletta proposta dagli Afterhours, e la conseguente atmosfera, sono quasi da salotto, da musica da camera.
Moltissimi i pezzi riflessivi tratti dall’ultimo “I milanesi ammazzano il sabato”. Si comincia con “Dove si va da qui?”, passando per “E’ solo febbre”, “Naufragio sull’Isola del tesoro” e “Musa di nessuno”. Anche dai precedenti full length la scelta dei pezzi è spesso orientata ad intensificare la magia che si respira nell’anfiteatro, vengono snocciolate perle quali “Quello che non c’è”, “Sulle labbra” e “Non è per sempre”, esponenti efficacissime dell’anima più pop e introspettiva del quintetto. Certo non mancano i momenti più elettrici come “Male di miele”, “La vedova bianca”, o “Ballata per la mia piccola iena”, che tuttavia non ottengono la consueta efficacia sul pubblico, saldamente accomodato sornione nelle poltroncine.
Ciononostante i motivi di coinvolgimento ci sarebbero eccome. Fin da subito infatti compare sul palco Cristiano Godano dei Marlene Kuntz, band esibitasi nel Teatro Romano la sera precedente. Con il suo enorme carisma Godano interpreta magistralmente il recente “successo” di Sanremo “Il paese è reale”. Accomodatosi poi in platea rimane in attesa di tornare sul palco per la sua “Uno” e per i bis. Bis che finalmente sradicano dai propri posti la gente, la quale dopo aver urlato a squarciagola “Il sangue di Giuda” accorre sotto il palco sulle note di “Bye bye Bombay”. Seguono le cover dell’immortale “What a wonderful world” e della magica “Impressioni di Settembre”, quest’ultima interpretata ancora da un Godano particolarmente ispirato. C’è anche tempo per un siparietto nel finale, quando una scalmanata fan lancia il proprio reggiseno rosso a Rodrigo D’Erasmo (Violino e backing vocals) che ringrazia e se lo appende al microfono durante la conclusiva commovente “Ci sono molti modi”, per poi portarselo avidamente nel camerino a fine esibizione.
Serata positiva dunque, ma non da dieci e lode. Pubblico divertito, ma non estasiato. Scaletta particolare, ma non equilibratissima, in favore degli ultimi tre dischi , in particolare “I Milanesi ammazzano il sabato”. E’ stato infatti totalmente trascurato “Germi”, e anche dal loro masterpiece “Hai paura del buio?” é stata estratta la sola “Male di miele”. In ogni caso Manuel Agnelli ha dominato il palco alternandosi tra pianoforte, chitarra elettrica e voce, nonostante l’inusuale scarsa interazione con il pubblico. Il resto del gruppo ha fatto la sua onesta parte come sempre, ordinati e compatti. La sensazione tuttavia è che la band, abituata ai piccoli e calorosi club, forse non sia ancora del tutto a suo agio in una location così politically correct Le provocatorie scorribande noise post-grunge che contraddistinguevano gli Afterhours negli anni novanta sono ben lontane insomma. I Nostri ora devono abituarsi alle esigenze e agli schemi, se vogliamo limitanti, di un pubblico più vasto. Dove si va da qui? Verso un meritato successo.
Setlist: Dove si va da qui, Il paese è reale (Feat. Cristiano Godano), Male di miele, Quello che non c’è, Sulle labbra, E’ solo febbre, La vedova bianca, Ballata per la mia piccola iena, Naufragio sull’isola del tesoro, L’estate, Neppure carne da cannone per Dio, Riprendere Berlino, Non è per sempre, Milano circonvallazione esterna, Tutti gli uomini del presidente, Uno (Marlene kuntz, Feat. Cristiano godano), Bungee jumping, Musa di nessuno, Shipbuilding (Elvis Costello), La sottile linea bianca, Il sangue di Giuda, Bye bye Bombay, What a wonderful world, Impressioni di Settembre (PFM, Feat. Cristiano Godano), Ci sono molti modi.
Manuel Marini