Alter Bridge – Antwerp Belgio, 29 gennaio 2008

 

[Esclusiva]

 

Io c’ero, per fortuna o purtroppo ero lì, ma avrei preferito essere altrove…con gli Alter Bridge! Altrove perché un’acustica del cavolo, al limite del vilipendio a Sua Santità la musica live, ha rovinato la festa a noi sfrenati nomadi itineranti in nome del rock. Si, perché chi come me era ad Antwerp, nonostante abbia sentito più rumore che musica, deve essere, per forza di cose, ancora col fiato corto per la potenza di questi signori del rock duro.
Credo sia stata la prima lamentela fatta a Myles & Mark dopo il concerto. Vado incontro ad uno sfinito e rintronato Kennedy, lui sorride, i nostri ragazzi lo assalgono simpaticamente ed io: “Myles, the acoustic was really bad, how comes?”- Lui prova a motivare, giustificare, ovviamente attribuisce la cosa al posto poco adatto alla potenza dei loro amplificatori, io protesto aggiungendo che avrebbero dovuto sapere prima in che posto andavano a suonare e comportarsi di conseguenza, alla fine incalzo con la domanda che chiunque gli avrebbe fatto: Ok, ok, but, WHEN IN ITALY???-
Ho posto la stessa domanda a tutti e quattro e ognuno di loro mi ha risposto che la data è stata già pianificata!
Flip sosteneva che verranno d’estate, Mark e Brian dicevano che avevano già una data ma loro non ne conoscono i dettagli precisi, mentre Mr. Voice, Myles Kennedy ha proferito testuali parole: In Summer? No, I guess definitely in November!- C’è da dire, tuttavia che se lo aveste visto così come l’ho visto io…avreste capito che la data è sicura, l’Italia è sulla loro tabella di marcia, ma non ci giurerei troppo sul periodo esatto.

Torniamo alla musica, alle emozioni di quella notte belga! Un velocissimo riferimento, per puro dovere di cronaca, agli Enjoy Destroy! Chi sono? Bah! Opening act, gruppo spalla, insomma, 3 ragazzotti ululanti e zompettanti che quantomeno hanno il merito di aver reso la nostra attesa più spasmodica del solito. Da loro in poi abbiamo cominciato a capire che ci saremmo intossicati per la pessima acustica. Tuttavia speravamo che fosse solo una loro ulteriore debacle, invece no, è andata così per tutto il tempo, amplificatori a cataste, potenza inimmaginabile e distorsioni a iosa.
Per questa trasferta eravamo in 7, tutti schierati in prima linea ai piedi di Tremonti e Kennedy. Tra me e il microfono c’era solo l’insignificante differenza che il microfono è longilineo, io, alta e alticcia com’ero, ebbra di rock sincero, ero e sono ben lungi dall’essere “lineare”. Lineare, spettacolare, meritevole, sincero è tutto ciò che  andrò a raccontarvi tenendo sempre ben presente che lo spettacolo c’era, il rock spopolava, i ragazzi, seppur traditi da una pessima organizzazione tecnica e da un pubblico al limite dell’imbalsamazione, hanno dato più di quanto sia stato possibile riconoscergli.

Nella penombra entrano i 34 degli Alter Bridge, si alzano le luci su di loro, parte Come to Life e prima ancora che entri Myles…già è chiaro a tutti che Mr. Tremonti ha in mente di far molto male alle corde di tutte le sue benedette chitarre! Male, nel senso che dalle sue dita si sprigiona energia allo stato puro, tecnica e virtuosismi fanno a gara a chi dovrà avere la meglio, nonostante, lo ripeto, l’acustica sia andata a farsi un giro insieme alle 3 proscimmie di prima.
Dalla nostra avevamo il fatto di essere ai piedi di Mark, per cui, seppur non potendolo ascoltare al meglio, vi garantisco che abbiamo rischiato lo strabismo di massa  per stare dietro alle sue dita che rendevano fortemente onore al suo strumento! Avevamo visto tutti Steve Vai suonare con la lingua, ma ancora non c’era capitato di vedere Mark e la sua chitarra come una sola entità, l’uno era il prolungamento dell’altra, insomma, in una sola parola, il rock! All’ingresso di Kennedy è stato chiaro a tutti che ormai questi qua fanno sul serio, si sono definitivamente scrollati di dosso le vecchie frazioni / proporzioni, ognuno è una parte e parte integrante di questa bella realtà che ha smesso i panni di qualcosa che rimanda a qualcos’altro.

La set list è poveretta, forse anche loro si sono resi presto conto che quel posto non gli avrebbe reso giustizia, così hanno limitato i danni! Il posto…non posso non parlarne! Ricordate le vecchie palestre delle scuole medie, quelle dove ci si riuniva per fare ginnastica o per le rappresentazioni scolastiche? Ecco, non so la vostra scuola che palestra avesse, quella della mia scuola era piccola e fredda, e così era Hof Ter Lo! Una via di mezzo tra una palestra ed un palazzotto dello sport bonsai ed in questa struttura c’eravamo noi 7 italiani sfrenati ed una massa di belga che sembravano stare lì per il tè delle cinque piuttosto che ad un concerto rock!
Incazzata nera, alle prime note di Buried Alive, comincio a fare su e giù per il postaccio, nella vana speranza che scostandomi dagli amplificatori cambiasse qualcosa, invece, nulla, abbiamo idea della resa vocale di Myles Kennedy, i suoi acuti ci sono, purtroppo, però sono coperti dal suono distorto di tutto il resto.
Menzione speciale a Marshall, raramente ho sentito, dal vivo, il suono di un basso integrarsi così a perfezione con tutto il resto, ottima intesa con Tremonti, ma questa non è una novità e intesa perfetta anche con la chitarra non sottovalutabile di Kennedy!
Vi racconto due momenti da lacrime come se piovesse e brividi, momenti in cui la natura ha la meglio sulla tecnologia, sulle distorsioni del progresso. Questi momenti si chiamano “Watch Over You” e “Traveling Riverside Blues”. Kennedy da solo sul palco, un solo faro color ciclamino puntato su di lui e sul mio viso in lacrime e, finalmente, la sua strabiliante voce che in versione semi-acustica, rende un pezzo come Watch Over You, un’esperienza straordinaria, una canzone che non fa più rimpiangere l’inimitabile “In Loving Memory”, un pezzo che dal vivo trova la sua bella e meritata strada, onorato da una voce che ha poco a che fare con quella su disco, la performance live è davvero nettamente superiore a qualsiasi aspettativa, bravo Myles!
Grande esperienza di tecnica, cuore, bravura, esercizio continuo, non solo di voce ma anche di chitarra, su Traveling Riverside Blues! Rapido passaggio dal rock duro al blues come se niente fosse, perché la sua voce e le sue dita possono. Lui può, sa tenere benissimo la scena da solo con le due chitarre, quella elettrica penzoloni sulla schiena, che userà per l’ultimo pezzo della serata e l’acustica che suona superbamente accompagnando quella voce che c’è, nonostante sia stata abbastanza boicottata dal postaccio!

Mi fermo qui, avrei voluto fare una descrizione più degna della loro possente bravura, il gruppo è ormai consolidato, c’è feeling, i vari talenti si amalgamano benissimo, Myles Kennedy non è solo un 4 ottave da disco, Tremonti non faceva altro che lodare Marshall e ne ha tutte le ragioni. Flip è il classico drummer bravo che lo vedi poco ma lo senti e lui è lì per quello.
Ultimo, grande meritatissimo ringraziamento alle persone che hanno condiviso con me questa ennesima, strabiliante esperienza in nome del buon rock: Serena, Ludo, Yuri, Kiara, Giovanni ,Luigi. E grazie a loro, naturalmente, gli Alter Bridge!

Setlist: Come to life, Find the real, Brand new start, Buried alive, White knuckles, One day remains, One by one, Before tomorrow comes, Ties that bind, Blackbird, Watch over you, Metalingus, Open your eyes, Travelling riverside blues, Rise today.

Grazie ad Anna Di Sarno

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