L’Italia ha avuto il piacere di scoprire gli Arcane Roots poco più di due anni fa, in occasione dei concerti negli stadi dei Muse. La band britannica aveva da poco pubblicato il suo album di debutto – “Blood & Chemistry” – ed in entrambe le occasioni il suo breve ma potentissimo set d’apertura fu forse un po’ troppo estremo per i fan di Bellamy e soci, che accolsero la performance con poco entusiasmo. Poi la prima data da headliner al Bloom di Mezzago e a distanza di un anno il trio guidato da Andrew Groves fece ritorno nello Stivale con una coppia di concerti che evidenziarono come l’imprinting con il pubblico italiano fosse magnificamente avvenuto. Ancora un opening act con gli Enter Shikari lo scorso febbraio per cercare di infoltire ancora un po’ la schiera, e così in questo nuovo tour in supporto dell’imminente EP “Heaven and Earth” gli Arcane Roots hanno portato a quattro il numero dei loro appuntamenti nel nostro Paese, il primo dei quali nei pressi di Milano, all’Honky Tonky di Seregno (MB) in data 2 ottobre 2015.
Tutto questo per dire che siamo dei privilegiati, perché abbiamo avuto la fortuna di avere qui da noi per ben dieci volte in due anni una delle band più sottovalutate del Regno Unito e con un piccolo azzardo potremmo anche dire una delle band più rilevanti per il futuro dell’alternative rock.
Nonostante il costo contenuto (10 euro per l’ingresso, nulla rispetto al valore della serata) l’opening act ha visto esibirsi ben due band: i torinesi Be The Wolf e i Royal Bravada di Monza. Abbiamo già espresso il nostro supporto totale per i Be The Wolf parlando del loro ottimo disco, ma la serata dell’Honky Tonky ci dà anche l’occasione di chiudere il cerchio: dateci retta, questi tre ragazzi spaccano e hanno tutte le carte in regola per spaccare sempre di più e sempre più lontano.
Quando però tocca agli Arcane Roots salire sul palco si passa da una dimensione terrena ad una che definitivamente non lo è. Sono stato molto composto e preciso nella prima parte di questo pezzo, ma adesso è il momento dello sbrago totale.
Ma che cazzo hanno fatto? No davvero, dai: che cazzo hanno fatto? Intanto è importante dire che hanno rullato già dal pomeriggio, infatti girando per il locale durante la serata era possibile incontrare addetti ai lavori ancora sotto shock per il loro soundcheck.
Il primo a salire sul palco è il bassista Adam Burton, l’incrocio estetico tra Billy Corgan e Krist Novoselic. A seguire Andrew e la sua barba importante, ed infine Jack Wrench, batterista degli In Dynamics che continua a salvare la band rimasta orfana del membro fondatore Daryl Atkins che ha scelto di lasciare vacante il suo posto dietro le pelli all’inizio dell’estate. Adesso, mio caro Jack, io devo proprio dirtelo. Ho ascoltato gli In Dynamics e ci state dentro eh, ma sei proprio sicuro di non voler essere il batterista fisso degli Arcane? Perché non è ancora chiaro cosa stia accadendo, ma mi pare di aver capito che la tua militanza sia momentanea. Pensaci, grazie.
Chiuso il mio appello a Jack, che se non si fosse capito ieri sera è stato grandioso e ha martellato come un demonio, veniamo ai pezzi. A “Second Breath” il compito di aprire le danze, giusto per spettinare la platea fin da subito. Seguie “Over & Over”, pezzo amatissimo dai fan a cui subentra “Sacred Shapes”. Tocca poi a “Leaving”, nuovo brano che sarà contenuto nel già citato EP e che rivela che i tutti e tre i brani noti – sui cinque totali che potremo ascoltare nella release – sono capolavori.
Finalmente arriva “Energy Is Never Lost, Just Redirected” e l’opener del disco d’esordio si porta dietro un po’ di sano delirio sotto palco. Ed ecco che l’impronta progressive, la stessa che limita le loro possibilità di fare breccia nel mercato, dal vivo si erge quale loro forza egemone. Sto usando paroloni perché sono ancora confuso al ricordo di quell’impeto al tempo stesso brutale e virtuoso. Però di base vorrei solo commentare con un urlo e un calcio volante a girare.
C’è il tempo per del sing-along (perché si tratta comunque sempre di alternative rock) con “Resolve” e “Hell & High Water”, ed ecco arrivare il turno della tripletta assassina. Sull’armonioso intro di “Slow Dance”, che ironicamente pare ricordare vagamente “Let Her Go” di Passenger, la gente inizia a sgranchire collo, ginocchia e gomiti perché finita la prima strofa è il momento della distruzione. Un brano pezzesco, che purtroppo dal vivo perde leggermente il tiro a causa del sottostimato volume della chitarra.
Rinosciuto il riff di “You Are” si decide all’unanimità di perdere il pudore, ma è nulla in confronto a quello che accade con “If Nothing Breaks, Nothing Moves”. Ora lo dico e dubito di smentirmi entro la fine dell’anno: questo è il pezzo più cazzuto che ho sentito dal vivo in questo 2015.
Dopo un’ora e un quarto lo show giunge alla sua conclusione con una “Belief” per metà eseguita da Andrew in acustica e per metà full-band. Un po’ di rammarico generale per l’assenza di “Slow”, parecchio rammarico personale per non aver avuto la sorpresa di sentire “You Keep Me Here”, ma tant’è: la performance è stata mostruosa e non c’è nulla di cui lamentarsi.
Ho parlato fin troppo, quando in effetti sarebbe bastato un video di me che urlo e tiro un calcio volante a girare per recensire lo show ultraterreno che questo trio londinese ha regalato all’Honky Tonky di Seregno. Hanno tutto: progressioni incredibili, riff e breakdown geniali, un timbro unico sui clean vocals e uno screaming più efficace di quello della maggior parte della band metalcore.
Sappiate che se un giorno gli Arcane Roots dovessero decidere di affievolire il loro prog avvicinandosi a canzoni-struttura più simili agli ultimi Biffy Clyro (non a caso annoverati tra le principali influenze del combo inglese) e quindi diventare il futuro, voi che non avete seguito il consiglio dell’amico infognato di turno che voleva trascinarvi in un piccolo club, voi stronzi, ve ne pentirete. E anche se dovessero decidere di proseguire sulla strada del Mathcore e diventare ancora più brutali trasformandosi con ogni probabilità in un’istituzione per il genere, voi, sempre voi, farete schifo lo stesso.
Si replica stasera a udine, poi Roma e Bologna. Seguite il consiglio del vostro amico infognato.