Architects – Treviso, 21 febbraio 2015

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Tornano in Italia gli Architects, che con ben due concerti in Italia riportano nel nostro Paese il tour di promozione dell’ultimo lavoro “Lost Forever // Lost Together“, uscito lo scorso anno per Epitaph. Ad accompagnare la band di Brighton tre nomi noti nella scena metal/hardcore come i Counterparts, i Blessthefall e gli Every Time I Die.

Tra i tre gruppi spalla nella prima tappa del 21 febbraio al New Age Club di Roncade spicca il nome del quintetto di Buffalo, penultimo in scaletta e in Italia per la prima volta dalla pubblicazione dell’ultimo disco “From Parts Unknown“. Penalizzati da suoni non all’altezza per la prima metà dello show, Keith Buckley e soci confermano lo status di macchina da guerra live che si sono ritagliati nel corso di una carriera che ha ormai superato i quindici anni, al punto di vedere un Jordan Buckley che si lancia sul pubblico già dopo il secondo pezzo. Nel breve concerto, la cui durata ha superato di poco i trenta minuti, trovano spazio brani dall’ultima fatica ma anche episodi da quell'”Hot Damn!” che ce li ha fatti conoscere nel 2003. A loro anche il premio umiltà della serata: saranno infatti gli stessi componenti a fare il check degli strumenti prima del concerto.

Lo show degli headliner Architects, gruppo capace di radunare un pubblico numeroso al New Age Club di Roncade (TV), è invece sbilanciato sull’ultima release “Lost Forever // Lost Together”, al punto che tutti i brani di quel lavoro vengono suonati, pur non seguendo l’ordine del disco. Lo spazio per il resto della discografia è esiguo: un estratto da “Hollow Crown”, debutto su Century Media che li rese famosi, e uno da quel “The Here and Now” che aveva dato una ventata di aria fresca alla loro proposta. Il concerto è di alto livello, con una produzione curata dal punto di vista delle luci e dei suoni; un ottimo risultato che arriva anche grazie a un approccio professionale allo show, con i membri che (escluso il frontman Sam Carter) limitano all’osso le pose o le interazioni con il pubblico.

Un concerto che è diventato anche un mezzo di propaganda: sul palco e nell’area esterna del locale erano infatti presenti i simboli di Sea Shepherd, organizzazione no-profit della quale Sam Carter è l’ambasciatore britannico e che si impegna per la conservazione dell’ecosistema marino, ricorrendo anche all’uso della forza.

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