Ha fatto tappa anche in Italia il tour 2016 degli At The Drive-In, che giovedì 7 aprile hanno suonato al Fabrique di Milano per la loro attesissima reunion dopo lo scioglimento del 2001, pur senza Jim Ward (che aveva invece preso parte alla tornata di concerti che aveva marcato il loro ritorno nel 2012). La scaletta del concerto offre uno spaccato della produzione della band cult del post-hardcore, concentrato per lo più su “Relationship of Command” del 2000, quello che potrebbe essere ormai ancora per poco l’ultimo album della band, visto che il combo statunitense pare sia al lavoro su del materiale inedito.
At The Drive-In – Scaletta concerto Milano, 7 aprile 2016
- Arcarsenal
- Pattern Against User
- Sleepwalk Capsules
- 300 MHz
- Proxima Centauri
- Lopsided
- Invalid Litter Dept.
- Enfilade
- Ursa Minor
- Cosmonaut
- Quarantined
- Catacombs
- Napoleon Solo
- One Armed Scissor
Report del concerto
Gli At The Drive-In si sono formati nel 1993 e da allora hanno avuto una storia parecchio travagliata, forse è per questo che mi sono sempre piaciuti così tanto. Certo, non dal 1993, ci sono arrivata una decina di anni dopo.
Nel 2000 – dopo due album come Acrobatic Tenement e In/Casino/Out che già avevano fatto capire a tutti che la band americana avrebbe cambiato la storia del post hardcore- pubblicano Relationship in Command, il disco da cui attingono maggiormente per la scaletta di questo tour.
L’anno successivo, però, nel 2001, si sciolgono. Da lì parte la storia dei The Mars Volta e degli Sparta che insomma andate su Wikipedia. Poi però tornano insieme, come una di quelle coppie che non riesce a stare lontana l’una dall’altra nonostante i piatti lanciati in aria e i divorzi. Dopo 11 anni, nel 2012, come se niente fosse.
Adesso è il 2016 ed è il momento di tornare sui palchi tutti insieme. No, non è vero, Jim Ward dice ciao ciao poco prima della partenza del tour. Al suo posto arriva Keeley Davis, che è anche il chitarrista degli Sparta, band fondata proprio da Ward. Io ho già il mal di testa e urlo DRAMA.
Ma non importa. Alle 21.20 gli At The Drive-In salgono sul palco. Purtroppo da dove sono posizionata io vedo solo la massa informe di capelli di Cedric Bixler Zavala, ma questo è uno show che non devi vedere, non ci sono effetti speciali, non c’è scenografia, non ci sono siparietti. Dritto, potente, l’unica sosta che si concedono è il “grazie Milano” di rito, ma lo dicono con il tono di chi anche quei trenta secondi avrebbe voluto usarli per suonare.
L’inizio è di quelli che ti prendono a schiaffi: Arcarsenal e Pattern Against User ci fanno subito tornare a quando non avevamo le rughe d’espressione. Alcune persone si arrampicano sulle colonne al centro dei Fabrique, lanciano le braccia al cielo, e un “wormed our way through distant earth” sommerge il Fabrique. Io me ne sto in silenzio e al massimo muovo la testa su e giù, non so nemmeno il perché, sono concentrata al massimo. Si va avanti con Sleepwalk Capsules e ci sono dei momenti in cui sento il pavimento tremare, tipo quando parte la prima nota di Invalid Litter Dept. e subito dopo è un sing along generale di “dancing on the corpses’ ashes” e un successivo coro di “wishing well, wishing well, wishing well”. Enfilade che parte subito dopo rende questa parte centrale del concerto indubbiamente la più carica e la più emozionante, fino a quando, navigando tra le chitarre di Proxima Centauri, si arriva all’encore: Napoleon Solo precede il finale che tutti stavano aspettando, quella One Armed Scissor che urliamo con tutta l’aria che abbiamo nei polmoni. Un’unica voce intona “cut away, cut away”, come se fossero le ultime parole di tutti i presenti prima di un’invasione zombie.
A dire la verità io la maggior parte del tempo l’ho passata con gli occhi fissi verso il palco, immobile, quasi catatonica. Nella mia mente cantavo a squarciagola ma fisicamente no, quasi per rispetto. Per godermelo nel miglior modo possibile.
Esco dal Fabrique e mi sento davvero fortunata. Ho passato il mio giovedì sera nel posto giusto al momento giusto. Non è facile tornare insieme dopo essersi separati, non è facile calcare ancora i palchi dopo più di vent’anni e farlo così, come se in realtà non fosse passato neanche un giorno. Non è facile ritrovarsi senza una parte importante della band e decidere comunque di portare la propria musica in giro per il mondo.
E credetemi, dopo vent’anni gli At The Drive-In spaccano ancora le ossa a tutti. Tutti.