Il 23 novembre 2013 vanno in scena gli Avenged Sevenfold, presso il Mediolanum Forum di Assago. Nonostante il parterre sia legge per un evento del genere, le tribune (entrambi gli anelli) sono gremite. Lo show inizia alle 19 con il primo gruppo spalla, gli Avatar, che si fa apprezzare più per presenza scenica che per qualità musicale, anche se la formazione svedese dimostra di saper reggere bene il palco e la gente sembra interagire attivamente con il bizzarro frontman. Alle 20 salgono sul palco i tanto attesi Five Finger Death Punch che tecnicamente non hanno nulla da invidiare ai Sevenfold e la gente ne è entusiasta. Sembrano loro gli headliner, tant’é che poco più tardi, Matt Shadows, afferma: “ho notato che vi siete scatenati durante lo show dei Finger, non vorrei foste stanchi!”. Verrà smentito da lì a poco. Alle 21.30 si spengono le luci, si apre il sipario e spunta il mega pipistrello col teschio, simbolo della band (mutuato, diciamo così, da un altro storico act metal nato negli anni ottanta, ndJC), e la folla impazzisce completamente. Si inizia con “Shepherd of Fire”, secondo singolo dell’ultimo album, per continuare poi con tracce di lavori precedenti tanto amate dai fan, come “Critical Acclaim” e “Welcome to the Family”. Le canzoni del nuovo album reggono alla grande il confronto con la massa, e su “Doing Time” ci scappa il pogo tanto istigato da Mr. Shadows.
Non mancano le piacevoli soprese, come l’emozionante “Fiction” dedicata apertamente a Jimmy “The Rev” Sullivan, ex batterista della band prematuramente mancato poco prima dell’uscita di “Nightmare”, e una jam session di ben 10 minuti nella quale Synyster Gates mostra tutto il suo talento. Anche Arin Ilejay, alla batteria, stupisce per tecnica e smentisce così i critici che non lo ritenevano all’altezza della band (il sottoscritto per primo); forse risulta ancora carente in malizia ed esperienza, ma a conti fatti dimostra di poter fare molto più del “compitino”. L’apoteosi viene raggiunta con “Bat Country”, pezzo straordinario dell’album “City of Evil” (2005), con il quale la gente perde ogni rimanente briciolo di inibizione cantando a squarciagola, tanto che lo stesso Shadows confessa di essere al cospetto dei fan più rumorosi della band! Talmente rumorosi da non permettergli di sentire la propria voce in cuffia. E la risposta al commento evergreen (il più delle volte giustificatissimo) “Ma chi ci crede ancora? Solite frasi di circostanza, bla bla bla” arriva poche ore dopo, sulla pagina Facebook ufficiale della band, un post che ribadisce il concetto, questa volta agli occhi di tutto il resto del loro seguito.
Purtroppo, per questioni di sicurezza, le fiamme non sono parte della scenografia, come annunciato dalla band, ma è un contorno che al pubblico sembra non interessare. Il concerto termina con un encore inaspettato: due canzoni estratte dall’album “Waking the Fallen” (2003), per il piacere dei fan di vecchia data, ma anche di quelli più freschi che possono così apprezzare il metal più -core, rude e meno tradizionale dei Nostri. L’esibizione, dunque, è molto buona per qualità dei musicisti, del suono (fatta eccezione per le primissime canzoni , nelle quali si sentono meno gli assoli di Synyster) e della produzione. Una bella risposta contro preconcetti e giudizi dati con troppo anticipo: gli A7X sono, volenti o nolenti, instradati sulla strada che porta al top del metal moderno. E questa sera ce ne siamo accorti anche in Italia.
Gabriele Santoro
Foto di Rodolfo Sassano