Il BBK Live festival di Bilbao si è svolto dal 12 al 14 luglio 2012 in Spagna. L’edizione ha fatto segnare il record personale del BBK Live festival con ben 110.000 presenze ed un tutto esaurito di alberghi ed Ostelli in città. Ma andiamo con ordine. L’apertura di giovedì 12 luglio è affidata ai portoghesi The Gift che con il loro coloratissimo stage iniziano a scaldare il pubblico. Il festival decolla con l’arrivo dei Band of Skulls, band britannica che con il sound travolgente dell’ ultimo album “Sweet Sour” cattura l’attenzione dei presenti. Inizia il ping pong tra i 3 palchi del BBK, un atto non facile visto che inizia ad arrivare tutto il pubblico dei The Cure. Nello Stage 2 troviamo i The Maccabees: il giovane gruppo è in ottima forma e conta un vasto pubblico inglese che sottopalco intona alla perfezione tutte le canzoni. Giusto il tempo di migrare nelle vicinanze del Main Stage per l’inizio del live degli Snow Patrol. Il palco vibra di giochi di luce e l’amatissimo frontman Gary Lightbody sa come coinvolgere al meglio le 33.000 persone che sono già in attesa degli headliner. Nel frattempo sul palco minore si stanno esibendo i Jon Spencer Blues Explosion che con volumi altissimi e riff taglienti esaltano la folla che a gran voce acclama la band.
Ma ora è il momento dei The Cure anzi non proprio. Un problema tecnico alla testiera fa slittare di circa 20 minuti l’inizio del live e fa innervosire il pubblico. Robert Smith pensa così di salire sul palco per chiedere di essere pazienti e dopo altri 10 minuti ritorna munito solo della sua chitarra per cantare completamente unplugged “Three Imaginary Boys”, “Fire in Cairo” ed una meravigliosa versione di “Boys Don’t Cry”. Finalmente il problema viene risolto. Robert Smith esce dal palco solo per chiamare il resto della band per poi donare a tutti i suoi fans quasi 3 ore di pura emozione, ripercorrendo attraverso una scaletta perfetta, una vita di successi.
Robert Smith solo set: Three Imaginary Boys, Fire in Cairo, Boys Don’t Cry.
The Cure setlist: Open, High, The End of the World, Lovesong, Sleep When I’m Dead, Push, In Between Days, Just Like Heaven, From the Edge of the Deep Green Sea, Want, Pictures of You, Lullaby, The Caterpillar, The Walk, Play for Today, A Forest, Primary, Bananafishbones, Shake Dog Shake, The Hungry Ghost, Wrong Number, One Hundred Years, End.
Encore: The Same Deep Water as You, Dressing Up, The Lovecats, The Blood, Just One Kiss, Let’s Go to Bed, Friday I’m in Love, Doing the Unstuck, Close to Me, Why Can’t I Be You?, Boys Don’t Cry.
Sono quasi le 3 del mattino. L’odore di “Kalimotxo”, la bevanda alcolica tipica dei paesi baschi, pervade il parco Kobetamendi e nello stage 2 i Bloc Party sono pronti a farci ballare perché la notte qui è ancora lunga. La stanchezza si fa sentire ma sul brano “Banquet” nessuno riesce a stare fermo, ci si lascia quindi andare nella notte spagnola in compagnia di James Murphy e Pat Mahoney.
La sorpresa della seconda giornata del festival arriva nel pomeriggio dal piccolo palco vicino all’entrata principale. Quattro fanciulle con un velo di trucco salgono sul palco e ci inondano con sonorità psichedeliche e shoegaze. Sono le Warpaint, gruppo californiano scoperto da John Frusciante. Dallo stage principale invece l’intera orchestra dei Mumford & Sons è già pronta per travolgere il pubblico con il loro country rock. Il cantante, Marcus Mumford, per via di un infortunio non può suonare la chitarra, compito che viene affidato ad un nuovo elemento della band. Dopo poco iniziano a suonare i The Kooks. Il quartetto di Brighton ha una folta schiera di fans che li attende ma i brani del loro ultimo lavoro discografico non convincono quando vengono suonati dal vivo. Ci siamo quasi. Il pubblico dei Radiohead è davvero tanto. Parco Kobetamendi è affollatissimo e le tende del camping arrivano fino alla zona collinare. C’è ancora da aspettare però. Prima dei tanto amati headliner suonerà Kieran Hebden, meglio noto come Four Tet. E’ arrivato finalmente il momento. Thom Yorke e soci arrivano sul palco e aprono le danze con Bloom, traccia del loro ultimo lavoro. La band è in stato di grazia. Thom sprizza energia, balla e sorride. E’ molto diverso dall’epoca del tour di “In Rainbows”. Il picco massimo del live si raggiunge quando viene intonata “Karma Police”. Dal pubblico si alza un unico coro che grida “This is what you get….” e anche le fredde gocce di pioggia che cadono dal cielo non placano l’euforia generale. La magia si conclude con “Paranoid Andorid” lasciando nell’aria qualcosa di speciale che solo grandi band come Radiohead possono regalare.
Radiohead Setlist: Bloom, 15 Step, Bodysnatchers, The Daily Mail, Myxomatosis, The Gloaming, Morning Mr. Magpie, Pyramid Song, Reckoner, I Might Be Wrong, Nude, Lotus Flower, There There, Karma Police, Feral, Idioteque.
Encore: Give Up the Ghost, Kid A, Everything In Its Right Place (Intro: “After the Gold Rush”), Paranoid Android.
L’ultima giornata del festival è all’insegna delle scoperte di nuove piccole band. E’ proprio sul palco minore del festival che abbiamo subito il piacere di vedere l’esibizione dei francesi The Inspector Cluzo & The FB’s Horns. Il duo formato da batteria e chitarra suona un esplosivo mix di rock ,funk, groove e soul. Seguono poi i Pure Love nuova band del frontman dei Gallows, Frank Carter, che non smentisce le attese gettandosi subito giù dal palco per cantare, per quasi l’intera durata del live, tra il pubblico in delirio. Nel frattempo sui palchi più grandi stanno suonando rispettivamente i The View, la band scozzese che sta scalando le classifiche inglesi, e i Glasvegas che lasciano però una certa perplessità per via di una performance abbastanza priva di carattere. Tornando al palco 3 troviamo i Big Pink che con il loro elettro-rock danno di nuovo ritmo alla serata. Serata che esplode di energia grazie agli Enter Shikari. Forse nessuno si aspettava un’esibizione così ma fatto sta che i quattro giovani inglesini sono dei pazzi scatenati che saltano da una parte all’altra e si arrampicano nei punti alti dello stage mettendo parecchio in crisi i tecnici di palco. La stanchezza dei 3 giorni di festival si fa sentire e ci avviciniamo con calma al main stage dove si esibiranno i 2 headliner della serata: Keane e Garbage. I Keane con i loro singoli ultraradiofonici sanno come far cantare tutto il pubblico ma una serie di brani, forse un po’ troppo sdolcinati, rende l’esibizione altalenante. Per fortuna poco dopo salgono sul palco i Garbage. Shirley Manson, avrà anche più di 40 anni, ma è davvero in ottima forma. Indossando magliettina e hot pants la vediamo che salta, urla e ammicca provocante verso la telecamera che la segue. Non sembra davvero che i Garbage siano stati così tanto lontani dalle scene ed è davvero un piacere riascoltare dal vivo brani come “Queer”, “Stupid Girl” e “Push-It”.
Garbage Setlist: Automatic Systematic Habit, I Think I’m Paranoid, Shut Your Mouth, Metal Heart, Queer, Stupid Girl, Why Do You Love Me, Control, Cherry Lips, Blood for Poppies, Special, #1 Crush, Big Bright World.
Encore: Push It, Vow, Only Happy When It Rains.
Il festival volge quasi al termine ma sul palco 2 si stanno esibendo gli americani SUM 41. Sotto il loro palco i giovani fans fanno a gara per salire sul palco quando il leader Deryck “Bizzy D” Whibley gli esorta a salire . Mentre c’è ancora chi balla con una “Cerveza” in mano e chi dorme sul prato, c’è chi man mano abbandona Kobetamendi per riprendere i bus navetta per il centro città. Per raggiungere le fermate dei bus si fa un pezzo di strada a piedi lungo un percorso panoramico che ci offre una vista mozzafiato di questa meravigliosa cittadina basca. E’ arrivato il momento di salutarsi. Un’ultimo sguardo alle curve del profilo del museo Guggenheim e poi dirsi in lingua euskara: Agur eta Gabon! (Arrivederci e buona notte)
Testi e foto di Laura Penna