A praticamente 10 anni dalla nascita, i Black Label Society di Zakk Wylde (attuale chitarrista di Ozzy Osbourne) riescono ad avere una tappa da headliner nel nostro paese. E ancora una volta c’è qualcosa che rovina la festa, cazzo! Dopo i concerti buoni ma non eccezionali al Gods of Metal del 2005 e del 2007, questa volta la parte del guastafeste l’ahhno fatta i suoni. Troppo alti, troppo sporchi, troppo gracchianti, troppo feedback…ok essere stoner metal, ma qui si esagera!
Solo da ‘Bleed For Me’ in poi sono diventati più umani, anche se la voce è sempre rimasta troppo bassa. La band comunque ha preso atto delle difficoltà tecniche e, pur con qualche sbavatura, ha piazzato uno show davvero energico ‘tutto palle e cuore’. I fans hanno avuto proprio quello che volevano: l’esibizione di una fratellanza di bikers con in testa i Black Sabbath e il sud degli Stati Uniti, pronta a farsi in quattro per il loro fratelli SDMF. Zakk questa volta non è rimasto sulle sue e anzi ha incitato di continuo la folla, col suo solito modo di fare minaccioso e tamarro da gorilla pieno di birra. Stesso dicasi per il secondo chitarrista Nick Catanese, sempre pronto a salutare la platea con gesti di approvazione. Si sono sprecati abbracci, pugni contro pugni e segni della croce a profusione…se la mafia potesse essere una cosa bella, la vorremmo come i BLS.
I quattro americani hanno piazzato uno show di quasi due ore partito come un muro di suono micidiale, ma che ha avuto da un Alcatraz quasi pieno i più grandi consensi (paradossalmente) nei momenti più melodici. A metà set infatti il solo Zakk ha eseguito una ‘Blood Is Thicker Than Water’ alla chitarra acustica, offrendo un momento di pausa per i fans distrutti dalla ressa nelle prime file. E’ seguita poi una lunga parentesi dove ha posato la chitarra per dedicarsi al pianoforte, quando ha eseguito una jam e a ruota le amatissime ‘Spoke In The Wheel’ (vero gioiello per i fans di vecchia data) e ‘In This River’, dedicata allo scomparso Dimebag Darrell.
Questa volta sembravamo al sicuro da sbrodolamenti onanistici alla chitarra, dato che Wylde pareva più concentrato sulla fomentazione della folla che nel perdersi tra le note di mille assoli…eppure alla fine è arrivato uno show-off da guitar hero anni ’80: leva del tremolo abusata, abbondante riverbero, note urlate e cascate di scale suonate in maniera abbastanza sporca. Esaltante visto eseguire dal mostro enorme tutto capelli e barba che è Zakk, ma decisamente troppo lungo.
Promossi ovviamente gli album più recenti (Shot To Hell e Mafia), da cui sono stati estratti la maggior parte dei pezzi del concerto, chiusura affidata a ‘Stillborn’ che a quanto pare sta diventando un classico della band, fisso in scaletta. In definitiva il pubblico ha avuto quello che voleva, un’esibizione sicuramente energica, ma non ancora la performance definitiva che ci si aspetta da un’artista del calibro di Zakk Wylde.
Setlist: New Religion – Forever Down – Been A Long Time – The Beginning…At Last – Suffering Overdue – Bleed For Me – Suicide Messiah – Blood Is Thicker Than Water – Spoke In The Wheel – In This River – Fire It Up – Black Mass Reverends – The Blessed Hellride – Concrete Jungle – Stillborn
Marco Brambilla