Partiamo con le certezze: ho visto i Black Sabbath in concerto nel 2013. Ed è già bello poterlo dire, considerando il fatto che hanno quasi tutti 65 anni e Tony Iommi non se la stia passando benissimo (per usare un eufemismo). Proprio quest’ultimo ha ancora IL suono heavy per antonomasia. Maestro di riff e assoli, nonchè creatore di atmosfere da giudizio universale, sorride e scherza con tutti, mentre distribuisce distorsioni di caratura superiore ai fortunati partecipanti allo show di questa sera. Anche Geezer ha un sound che ha influenzato chiunque abbia deciso di suonare peso dagli anni settanta in poi. Le sue manone viaggiando sul basso in modo esagerato, sferraglia al punto giusto e regge con Clufetos (buonissimo batterista, hands down) la struttura ritmica da veterano compassato.
Seconda certezza è questa: fanculo alle nuove leve che suonano un’oretta e mezza a show. Andate a fanculo. Ecco. Perchè se Ozzy, Geezer e Tony stanno sul palco per due ore a macinare metallo, e loro il metallo lo hanno inventato in sostanza nel 1970 quando la campana a morto suona all’inizio del primo disco, voi dovete starci almeno lo stesso tempo. E sono ancora buono. Se non lo fate dovete andare a fanculo.
Terza certezza: è stato un concerto eccezionale. In tutto. Palco, sound, scaletta, durata, intensità, coinvolgimento, pubblico, performance dei musicisti sul palco. Capiamoci Ozzy in sostanza non ha mai saputo cantare troppo bene eh, eppure ha retto dall’inizio alla fine, apparendo in difficoltà con la voce solo “Children Of The Grave” (penultimo brano in scaletta), e sfoderando una fisicità inaspettata: il suo comico deambulare da una parte all’altra del palco, l’headbangin’, i salti, le secchiate e il ballettino a bicicletta sulla conclusiva “Paranoid” sembrano più un miracolo della medicina che altro. Probabilmente si è buttato nella piscina di Cocoon, insieme a Tony, ma è stato impressionante vederlo così in forma.
Quarta certezza: lo anticipo, non sono un veterano dei Black Sabbath, li ho visti nel 1998 al Gods Of Metal, ho visto Osbourne solista tre volte in questi anni, ho visto gli Heaven and Hell e l’ultimo Ozzy & Friends. Non sarò troppo oggettivo o analitico in questo successivo giudizio, perché a volte è bello così: questo tour sembra proprio essere la cosa migliore fatta dai Sabbath (di qualsiasi formazione) dai post anni settanta. Perché ci credono, si divertono e spaccano davvero il culo. E diecimila persone stasera a Parigi se ne sono accorte, sgranando gli occhi e sturandosi le orecchie per capire se non ci fosse una backing band dietro lo stage a suonare. Niente di tutto questo, Ozzy insieme a Geezer Butler, Tony Iommi e il giovane Tommy Clufetos sono nel 2013 (anzi, ora più che mai) una grandissima band.
Quinta certezza: tira più un pelo di figa che un carro di buoi. Anche questa sera e anche allo storico show degli storici Black Sabbath. Fine della storia. Perchè? Date un’occhiata alle poppone delle gnagne che appaiono sui megaschermi a fondo palco durante “Dirty Women” e capirete perché vedere queste immagini vintage mentre Tony Iommi spara riff e Ozzy grida “I still can’t fuckin’ hear you”, sia una delle esperienze più appaganti dell’intera serata.
Ora dovreste farmi (e farVI) un favore: andateli a vedere, sia che li amiate sia che li rispettiate per il loro status da leggende viventi (non calcolo nemmeno chi non li considera nemmeno, dovete fare la fine delle band giovani che suonano poco di cui sopra). Sono felici, carichi e in grado in un paio d’ore di spiegarvi come mai tutti indicano loro quando si tratta di cercare i genitori del classic, heavy, thrash e doom metal. Numeri uno assoluti. Assoluti. Lunga vita!
Paris Trip – Our way to Rock
Paris from Marco Brambilla on Vimeo.
Scaletta Black Sabbath: War Pigs, Into the Void, Under the Sun/Every Day Comes and Goes, Snowblind, Age of Reason, Black Sabbath, Behind the Wall of Sleep, N.I.B., End of the Beginning, Fairies Wear Boots, Rat Salad / Drum Solo, Iron Man, God Is Dead?, Dirty Women, Children of the Grave, Paranoid.
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