Guests: The Red Shore, Deez Nuts, Ignominious Incarceration
Io ci (licenza poetica, ndr) voglio così bene alla MySpace generation che, al contrario del report degli Every Time I Die, sto giro non dedico neanche una riga.. faccio le cose in grande: oggi, spazio alle band. A loro, un bell’editoriale nei prossimi giorni.
Unica data italiana della prima parte del tour europeo di supporto alla nuova fatica degli inglesi di Sheffield, quel “Suicide season” pompatissimo dalla stampa specializzata (Kerrang! in primis). Per l’occasione, tre band assortite e che, pur essendo semisconosciute ai più, si son dimostrate di qualità. Aprono la serata i britannici Ignominous Incarceration (Earache Records) con il loro death metal tiratissimo e molto swedish. Band che merita moltissimo, dal punto di vista delle canzoni e quello della professionalità, ma da rivedere in un contesto più consono, meno “emo” e più death metal (non preoccupatevi, saranno in Italia a novembre come spalla dei Cryptopsy).
I Deez Nuts sono la band di supporto più divertente che abbia mai visto in quasi sette anni di concerti: Billy Graziadei dovrà far loro fattura, visto che l’aria dei Biohazard si respira da quando la band sale sul palco fino a fine serata, ma questo nulla toglie a un gruppo che, pur essendo derivativo e “fuori moda” di dieci anni, riesce a far divertire tutti i presenti, i giovanissimi ma, soprattutto, quelli che qualche anno in più sul groppone lo hanno (e non parlo solo di ultratrentenni, ma anche di gente di 24-25 anni come il sottoscritto). Nati come nuovo progetto del batterista degli I Killed The Prom Queen JJ Peters, nella mezz’ora a disposizione riescono nella difficile impresa di mettersi sulla bocca di tutti, grazie ad una proposta di qualità: se il disco degli australiani in uscita in questi giorni, “Stay true”, manterrà solo la metà delle promesse di questo live, potrebbe essere seriamente tra le sorprese di questo 2008.
Restiamo sempre nella Terra dei Canguri per la terza, e ultima, band di supporto, i The Red Shore. Anche in questo caso, un gruppo da vedere su altri lidi, ben più estremi e “canonici”: infatti, alle prime note sembrava di sentire una band del calibro degli Hate Eternal (tra parentesi, citati dai cinque come una delle loro massime influenze). Un death metal di stampo americano, ricco di blast beat, ma anche di quei breakdown che rendono la proposta più moderna e trendy, accostabile a quella degli statunitensi Job for a Cowboy. Per qualche motivo ignoto (forse il ciuf.. ops, non ne devo parlare, sto giro), i giovani hanno apprezzato molto, i “vecchi” anche, bene così.
Qui lo dico e qui lo nego: se i Bring Me the Horizon non avessero quel look alla Creed (trasgressivi di facciata, ma con quella faccia da bravi ragazzi) e un frontman belloccio come Oliver Sykes, ma una serie di Kerry King sul palco, li cagherebbero in tre. Invece, come potrete ben immaginare è il contrario: un seguito enorme, per il genere, ma più per motivi di immagine che altro. Quello che stupisce è che, soprattutto con l’ultimo “Suicide season”, la band abbia tra le mani anche della musica di valore da proporre, e abbia la possibilità di non cadere nella trappola del copia-incolla e del “vivere di rendita”, come han fatto tanti in questo genere. La tenuta sul palco, forte anche di una lunghissima serie di tour negli ultimi due anni, è migliorata: pur arrivando verso la fine del set un po’ esaurita, la carica dei cinque nell’oretta scarsa a dimostrazione è stupefacente. Il titolo di new sensation lo hanno già, dobbiamo aspettarci l’inevitabile salto a next big thing? Vedremo. Per ora due dischi, un EP e questo tour che porta in vetrina una band di valore ottimo, è un po’ pochino.. resta il fatto che per la loro label (Visible Noise) sono una priorità massima.
Una bella serata: affluenza discreta (tanti ragazzini under 18, e tanti anche i genitori che li accompagnavano), bella musica e tanto divertimento. Unica nota di demerito: una zona merchandise che sembrava un’ala di H&M, tanto vestiario e zero cd. Io l’EP dei Deez Nuts lo volevo. In duplice copia.
Nicola Lucchetta