Basterebbero due semplici parole per riassumere l’atmosfera e tutte le emozioni che Burt Bacharach e la sua band hanno saputo creare e trasmettere la sera del 24 Luglio alla Cavea dell’Auditorium di Roma: …Magic Moments. Dopo un’esibizione di circa mezz’ora della giovanissima cantante livornese Karima Ammar, terminata con la ruffiana esecuzione di “Your Are Not Alone” del recentemente scomparso Re del Pop con tanto di parole sbagliate (!) siamo finalmente pronti a vedere la luce…
Ed infatti dopo pochi minuti ecco entrare in tutta la sua inevitabile eleganza uno dei massimi artisti della nobilissima Musica Leggera: Mr. Burt Bacharach in giacca, jeans e scarpe da ginnastica.
Si parte con un intro sorprendente “What The World Needs Now” dopo il quale Burt si alza, saluta amorevolmente il suo pubblico e in uno spettacolare slancio autocelebrativo avverte che tutte le musiche che verranno eseguite sono opera dalla medesima persona, ricordando e ringraziando però anche il suo storico paroliere Hal David.
Il primo medley della serata (per chi ha un repertorio così vasto ed un numero così elevato di hit i medley sono d’obbligo, per non lasciare deluso nessuno) ci riserva “Don’t Make Me Over / Walk on by / This Guy’s in Love with You / I Say a Little Prayer / Trains, Boats & Planes / Wishin’ & Hopin’ / (There’s) Always Something There to Remind Me”, si prosegue con “Anyone Who Had a Heart” e i tre coristi (un ragazzo e due ragazze) cominciano a dare, a turno, sfoggio delle loro sublimi voci e dei loro fantastici talenti interpretativi, capaci di trasmettere quell’allegra spensieratezza sempre velata di malinconia, marchio di fabbrica dei brani del Compositore di Kansas City.
Dopo la canzone “God Give Me Strength” nata dalla felice collaborazione con Elvis Costello ci attende un altro incredibile medley “One Less Bell to Answer / I’ll Never Fall in Love Again / Only Love Can Break a Heart / Do You Know the Way to San Jose?”.
Si può comprendere la grandezza di Burt Bacharach quando si considera che artisti di generi diversi ed appartenenti ad epoche musicali totalmente differenti hanno trovato in lui un validissimo collaboratore o, nella maggior parte dei casi, un fondamentale punto di riferimento. Si spazia da Marlene Dietrich alla sua musa Dionne Warwick, dai Beatles a Dusty Springfield, dagli Oasis a Perry Como, da Aretha Franklin a Barbra Streisand e così via, a tal proposito Bacharach mette in scaletta un brano nato dalla collaborazione con uno dei più importanti artisti rap, Dr. Dre, dal bizzarro titolo “Go Ask Shakespeare”.
Senza celare il suo orgoglio (e perchè mai dovrebbe!?, ndr) il Maestro ci presenta un medley delle sue prime quattro hit “Magic Moments / The Story Of My Life / The Blob / Tower of Strength” che ci offre anche un simpatico siparietto tra Burt ed il suo sassofonista che durante “The Blob”, mentre suona il suo strumento si esibisce nel “numero del dito in bocca” per emulare il suono della bottiglia stappata, presente nella canzone.
Giunge il momento in cui le voci assolutamente incredibili dei tre coristi (termine riduttivo) devono lasciare spazio a quella di Burt stesso che, con un filo di voce ed evidente sforzo, riesce ad intonare per noi fra i brani di un altro bellissimo medley “The Look of Love” e “Raindrops Keep Fallin’ on My Head” cui segue una versione commovente ed ispiratissima del capolavoro “Alfie”. Burt torna per il momento a suonare solamente e, dopo i ringraziamenti, ecco un numero considerevole di “bis”, primo dei quali è il brano inciso anche dai Beatles “Baby, It’s You”.
In seguito al dovuto duetto con Karima nella canzone “Come in Ogni Ora”, arrivata seconda nella sezione Nuove Proposte di Sanremo 2009, ci attendono ancora alcuni classici “House Is Not a Home “, “Any Day Now”, “That’s What Friends Are For” e la reprise di “What the World Needs Now Is Love”.
E’ il momento dei saluti: l’ultimo regalo è ancora “Raindrops Keep Fallin’ on My Head” fatta questa volta per intero e cantata da Bacharach insieme ai coristi, con il pubblico alzatosi in piedi ed accorso sotto al palco per omaggiarlo con fiori e applausi. Prima di eseguire il brano ci dice prima serio e poi scherzoso “Grazie per aver condiviso con me la mia musica stasera… vi porto nel cuore… cantiamo insieme quest’ultima canzone e se non conoscete le parole battete le mani o fate la-la-la…”. Burt sei nato per farci innamorare e divertire con le tue melodie immortali ed anche questa sera, all’età di 81 anni, sei riuscito a farci sognare, ancora.
Tutte le foto by Paolo Bianchi
Paolo Bianchi