È stato un ritorno alle origini il secondo dei tre concerti – tra quello dell’8 novembre 2018 alla Hall di Padova e quello del 10 al Locomotiv di Bologna -, con cui i Calibro 35 hanno salutato la loro Milano, prima di chiudere in via definitiva il lungo e trionfale tour a supporto di “Decade”.
Freschi della pubblicazione del singolo “Travelers – Explorers” con Elisa Zoot alla voce, Enrico Gabrielli (tastiere, sax, flauto traverso e rumorismi vocali), Massimo Martellotta ( chitarra e tastiere), Luca Cavina (basso) e Fabio Rondanini (batteria), sono stati protagonisti di un live un po’ atipico, ricco di ospiti e sorprese.
Tornati alla formazione base, dopo la tournée in compagnia di Sebastiano De Gennaro (vibrafono e percussioni) e degli Esecutori di Metallo su Carta, i Calibro hanno trasportato una Santeria Social Club da tutto esaurito in un viaggio nello spazio e nel tempo.
Nonostante l’acustica, non delle migliori, il crime funk della formazione milanese arriva forte e chiaro sin dall’inizio. Impossibile resistere al groove di pezzi storici come “Notte in Bovisa”, “Summertime Killer”, “Eurocrime!”, “L’esecutore”, “Giulia mon amour”, “Milano calibro 9 (Bouchet Funk)”, “Bandits On Mars”o di pezzi tratti dall’ultimo disco, come “Psycheground”, “SuperStudio”.
Dal primo disco della band arriva anche la cover de “L’appuntamento” (pezzo brasiliano scritto da Roberto Carlos ed Erasmo Carlos, tradotto in Itaiano da Bruno Lauzi e reso famoso in Italia dalla Vanoni), interpretata da un Roberto Dell’Era in versione coroner, ospite della serata in Santeria insieme alla cantante Serena Altavilla. È lei la voce del lato B del prezioso 45 giri pubblicato recentemente dalla band, “Stingray”, rivisitazione della theme song firmata da Barry Gray per l’omonima serie tv fantascientifica per bambini, uscita in Inghilterra tra il ’64 e il ’65.
Insieme canteranno anche “Arriva la bomba”, mentre sarà il Dell’Era a fare le veci di Elisa Zoot durante l’esecuzione di “Travelers-Explorers”, ennesimo pezzo cantato in seno a questa scaletta sorprendente per la formazione votata alla musica strumentale, ma che come accennato sin dall’inizio della carriera si è concessa qualche escursione nella forma canzone tradizionale, con tanto di voce.
“In molti ce lo chiedevano da tempo un pezzo con la voce”, dice Enrico Gabrielli, stranamente loquace, “e noi vi abbiamo accontentati”. Si e fa un effetto un po’ strano, la poesia e l’incanto dei due pezzi pubblicati nel 45 giri “Traveler – Explorers” è innegabile, ma l’impressione è che il resto lasci un po’ il tempo che trova, gradevole divertissement all’interno del live, ma niente di più.
Soprattutto, piace lasciarsi travolgere dalla maestria del quartetto sbocciato dieci anni fa, tra il cemento della Bovisa e la desolazione della scena italiana, come un fiore nel deserto: siamo qui per questo e spinti dai motori a reazione dell’astronave guidata dal Gabrielli con “S.P.A.C.E.”, “Ungawana Bay Launch Complex”, “A Future We Never Lived” si viaggia in spazi siderali ben lontani dal pianeta Terra.
Alla chiusura è dedicata un’ultima sorpresa che eleva ulteriormente il carico lisergico del live, grazie ai visuals di Andrew Quinn. È un tripudio, degna uscita di scena, almeno per il momento, di una delle band più formidabili che la musica italiana abbia mai conosciuto.