È appena ripartito il tour dei Calibro 35, in giro a promuovere la loro ultima fatica, “Traditori di tutti”; e si riparte dal Blackout, attualmente uno dei live club più cool di Roma, con un palco e un impianto degni del nome. L’occasione la offre Ausgang, che ha già reso protagonisti della sua rassegna Peter Hook, Motel Connection e Fine Before You Came – e nelle prossime settimane sono previsti altri grandi nomi: consultate il programma a questo indirizzo: www.ausgang.it/category/concerti.
Insomma, gli elementi per un concerto memorabile ci sono tutti. I Calibro d’altronde sono caldi e ben rodati: il disco è stato promosso in maniera eccellente, distribuito in mezzo mondo, ed eseguito dal vivo un po’ in tutta Europa. Per non farci mancare niente, l’inizio del tour è segnato anche dall’uscita del videoclip di “Vendetta”, secondo singolo dopo “Giulia Mon Amour”. Eppure, malgrado le pompose premesse, il concerto non sarà memorabile. Non per colpa della band, non per colpa del locale, né tanto meno del sempre bistrattato fonico; loro, la parte, l’hanno fatta alla grande. La colpa è invece del pubblico: freddo, spento, sufficiente e poco reattivo, quasi fosse lì più per curiosità che per divertimento. I Calibro, che esordiscono con “Mescaline 6”, vengono pur accolti a dovere, ma non ci vuole molto per capire che non c’è, in sala, una risposta convincente al vertiginoso climax ritmico della band, costruito grazie ad una scaletta che mette in fila brani del nuovo album e brani di repertorio: “Traitors”, “Uh ah Brrr”, “You Filthy Bastards”, “Eurocrime”, “One Hundred Guests” e “Ogni riferimento”. I Calibro sono rilassati e perfettamente a loro agio: all’inizio del tour, gettati via i simbolici passamontagna, avevano mostrato un volto spietato, sprezzante, lucido nel non voler scendere a compromessi. Molto simili, insomma, ai protagonisti di quell’immaginario cinematografico di cui sono sempre stati brillanti interpreti. Oggi, quella stessa consapevolezza, di chi è saldamente calato in una parte che conosce a menadito, si rivela in una calma apparente, nella volontà di non concedersi inutili formalità o abbandonarsi a consuetudini tipiche di chi deve intrattenere il pubblico a tutti i costi, magari per compensare qualche eventuale lacuna della propria musica. Il dialogo c’è, sempre ironico e cinico, ma ridotto allo stretto necessario. Ed è già tempo di “Summertime Killer”, eseguita nella versione rimaneggiata di questo tour – sempre una botta d’adrenalina – seguita da una versione magistrale di “Annoying Repetitions” che da sola vale il prezzo del biglietto. Non possono mancare, infine, “Notte in Bovisa”, e “Giulia mon amour”, che stavolta chiude il concerto.
La band ritorna poi sul palco per i bis, quasi per pietà nei confronti di un pubblico che sembra non essere davvero conscio di quel che sta accadendo; d’altronde i Calibro ne hanno viste di sale concerti, e Gabrielli, evidentemente ben disposto e quasi incuriosito da tanta timidezza, cerca di scuotere il torpore decisamente fuori luogo delle prime file chiedendo loro cosa volessero ascoltare: le risposte sono “Summertime Killer” e “Mescalina”, entrambe già eseguite… il leader della band sorride sarcastico e dà il la a “Gangster Story”, per un suggello perfettamente coerente con quanto visto finora: personalità, professionalità, e una punta di sano sprezzo, nel bene e nel male.
Un concerto quanto meno inusuale per quanto visto, ma sono propenso a credere che possa capitare. I Calibro, dal canto loro, hanno confermato quanto di buono fatto vedere in questi anni, e non c’è dubbio che per le loro qualità tecniche e artistiche scorazzeranno in giro per il mondo raccogliendo ovunque consensi e successi. Dunque, in bocca al lupo per questa seconda parte del tour.
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