Il 26 giugno 2014, quello che Caparezza ha portato al GruVillage di Torino con il suo “Museica”, è ancora una volta la sua ammirevole scommessa. Quella di unire musica e arti figurative, per affrontare temi importanti e allo stesso tempo veicolare cultura, o quanto meno incuriosire per spingere il suo pubblico ad avere un po’ più di fame di conoscenza. Non si può certo dire che il panorama musicale ci abbia abituato a questi arrembaggi, perciò è doveroso dire che in questo il cespuglioso rapper – e definirlo “rapper” è sempre limitativo – è una piccola perla di cui il nostro Paese deve essere fiero.
Lo show portato sul palco in questo tour è una vera e propria festa, in cui trovano spazio coloratissime scenografie, maschere, fantocci, cabaret e fulminee lezioni su arte e attualità. Tutto a far da contorno all’articolata musica di Caparezza, in cui sono come sempre i testi e le geniali idee alla base a emergere. Le intenzioni sono chiare: “Parleremo d’arte e suoneremo le canzoni del nuovo album, ma anche quelle vecchie“, perchè il pubblico presente oltre a riempire ogni spazio vitale disponibile al GruVillage, è anche in fibrillazione e pronto ad esplodere. Così vengono sapientemente alternati brevi momenti di puro spettacolo, con monologhi sull’arte supportati da immagini, video e ingombranti oggetti di scena, a frammenti di repertorio scelti con grande consapevolezza. Perciò in scaletta trovano spazio brani irrinunciabili come “La mia parte intollerante”, “Legalize the premier”, “Vengo dalla Luna”, “Non siete stato voi” e “Vieni a ballare in Puglia”, oltre alla grande varietà di tematiche offerte dal “Museica”, in continuo collegamento a opere e artisti. Il cantante pugliese sul palco dimostra grande destrezza, non perde un colpo e si diverte, supportato dalla sua band e dall’ormai immancabile Diego Perrone, seconda voce di grande presenza scenica, che a Torino gioca pure in casa. Oltre ai due singoli estratti “Cover” e “Non me lo posso permettere”, con il primo brano più evocativo che travolgente, i migliori episodi tra quelli di nuova fattura sono “Mica Van Gogh”, “Sfogati” e “Fai da tela”. I pezzi più movimentati riescono a generare in mezzo alla platea un pogo tanto concitato da far credere di essere ad un concerto dei Prodigy, mentre il resto del pubblico salta senza sosta e canta ogni verso come fosse un inno. Uno dei momenti più riusciti dell’intero spettacolo è senza dubbio quello che introduce “Goodbye Malinconia”, il primo singolo estratto da “Il sogno eretico” (2011). Il tema, sempre attuale, è quello della fuga dei cervelli e una divertente gag (che l’artista reputa terribile, con grande autoironia) lo vede vestire i panni di Leonardo Da Ninja, l’incontro tra il genio del Rinascimento e una tartaruga ninja, che recita a gran voce “devo scappare, andare via da questo Paese che non riconosce il mio genio“. Caparezza in sè, invece, dovrà ammettere che il suo genio è ormai riconosciuto, dal momento che il suo pubblico è sempre più vasto ed affezionato.
Un artista che si definisce “un’anomalia”, che è fiero di mostrarsi in tutta la sua complessità e che usa la sua cultura – musicale e non – come bandiera. La speranza è che sia portatore di un’inversione di tendenza e che la sua divertente teatralità continui ad affascinare sempre più persone, per avvicinarle alla musica, all’arte e a tutto ciò che in un mondo ideale renderebbe l’intera nazione “un’anomalia”.
Fotografie a cura di Alessandro Bosio
Tra tutti questo è sicuramente l’album migliore.Ho assistito al concerto alle Gru e lui riesce ad essere sempre coinvolgente. La cosa bella è stata vedere gente di ogni fascia d’età: dal cinquantenne fino ai bambini di 7-8 anni. Capa entusiasma tutti con la sua musica, i suoi testi e tutto ciò che ne fa da contorno.Il momento topico per me è arrivato con “Non siete stato voi”. Musica e testo che hanno fatto venire la pelle d’oca a tutti. Meraviglioso. Grazie CapaRezza.