Eccoci qui, lettori di Outune, ad ascoltare per voi la fresca voce di questo trio capitanato dal pianista berlinese Carsten Daerr, classe 1975, ed accompagnato, in perfetta armonia, dal contrabbasso di Oliver Potratz e dalla batteria di Eric Schaefer. Il concerto è preceduto dalla breve presentazione del Direttore del Goethe Institut che ci spiega come ci sia un forte interesse, da parte del governo tedesco, a sostenere questi giovani talenti e a mandarli un po’ in giro per il mondo. E allora vediamo com’è andata…
…bene, veramente bene. I tre musicisti sono molto concentrati quando suonano, ma si vede anche quanto si divertono e com’è elevato il loro livello di interplay. Si scambiano molti segnali, molti sguardi, scherzano, ammiccano, giocano ma senza che mai i loro brani perdano tensione, anzi, i continui cambi di velocità, di dinamica, ci piacciono molto (peccato che il pubblico sia pochino, ma la gente presente è del tutto coinvolta da questo flusso di idee e di energia).
La loro bravura individuale (difficile sapere chi sia il più preparato tra i tre) è comunque messa a totale servizio del gruppo ed inoltre i moltissimi passaggi obbligati interrompono, con sapienza, improvvisazioni al limite del ‘free’.
Simpatiche anche le presentazioni dei brani, i titoli evocativi di diversi stati d’animi, gli omaggi a Schönberg, ai gruppi hardcore, alle città visitate nei tour (Manila, Tripoli…). Ci piace questa miscela di serietà e di relax, di divertita complicità di musicisti molto preparati ma che evitano di prendersi troppo sul serio e che non disdegnano di ‘rubare’ idee anche al rock oppure al punk o alla musica latina.
Il concerto fila via in scioltezza; il bis è d’obbigo e si conclude con “September” un valzer triste e dolcissimo dove Carsten, Olivine ed Eric accarezzano, per la prima volta nella serata, i loro strumenti con una dolcezza inimmaginabile dopo tutto quell’eroico furore un po’ strurmunddranghiano (del resto sono o non sono tedeschi?).
Morale della favola: imparassero i nostrani prodigi italici l’arte della creatività, dell’energia positiva, della ricerca che può portare, pensate un po’, perfino a scaldare l’animo del pubblico. O bisogna per forza calarsi nel personaggio del jazzista triste e sfigato che si piange addosso?
Carsten Daerr Trio
Carsten Daerr pianoforte
Oliver Potratz contrabbasso
Eric Schaefer batteria
giovedì 26 marzo
Casa del Jazz
In collaborazione con il Goethe Institut
Marco Lorenzo Faustini