Il tour negli stadi ha giovato a Cesare Cremonini: l’esperienza estiva, pur circoscritta a poche esibizioni, ha infatti fatto fare il salto di qualità definitivo a quello che oggi possiamo definire come uno dei nomi di punta del pop nazionale. Il salto di qualità è su due fronti: nel suo repertorio si sono aggiunte negli ultimi anni alcune hit che suonano già come dei classici ma, soprattutto, il palco è una produzione di altissimo livello con una scenografia semplice ma epica (tre parallelepipedi che fungeranno anche da monitor) e la scelta di proporre più volte nella serata il lancio di confetti, stelle filanti e piccoli pyros sottoforma di fontane.
Il concerto inizia in quarta, con “Possibili Scenari”, “Kashmir-Kashmir” e “PadreMadre” che accendono già dalle prime battute il pubblico, che dopo l’introduzione al quasi buio del primo pezzo verrà travolto da un’ondata di colori e stelle filanti, a conferma che al contrario di molti colleghi l’artista emiliano ha una visione che ci permette di accostarlo più ad un Jovanotti che ad un anonimo partecipante di X Factor.
Il concerto, diviso idealmente in quattro parti, nel suo primo segmento si chiude in un mix di power ballad (“La Nuova Stella Di Broadway”), synth pop (“Lost In The Weekend”), un momento di assolo alla chitarra dello stesso Cremonini (la coda di “Un Uomo Nuovo”) e il folk di “Buon Viaggio (Share The Love)”. Ma è nel secondo segmento che emerge il Cremonini più personale, quello che dialoga con il pubblico per raccontare le sue vicende personali e che in diversi momenti ricorda con piacere i concerti in terra veneta. E proprio nel secondo atto, che lo vede in più momenti al piano con il supporto di un trio di fiati, racconterà di quella sua fase di carriera non facile ma formativa nel 2005, anno di uscita di “Maggese” e qui omaggiato con “Momento Silenzioso”. Con lui al piano, emerge il fatto che per questo tour si è preparato nelle Dolomiti, territori sconvolti dal maltempo delle ultime settimane e per le quali vittime ha dedicato la canzone “Vieni A Vedere Perché”, perché “con la musica si possono esprimere pensieri positivi che toccano anche persone a te lontane”.
Dopo l’intimità viene calato il trio d’assi che ridireziona il concerto su binari più energici: e se “Mondo” è una piccola gemma del pop degli ultimi anni, “Logico #1” e “GreyGoose” sono la cartina tornasole del fatto che il pubblico dell’artista, che spazia dalla bambina di 5 anni che verrà invitata sul palco “perché vuole cantare con lui” all’addetto dei volontari dei Carabinieri in pensione che in più momenti si farà scappare qualche ritornello cantato, conosce ogni singola battuta del suo repertorio.
Il caleidoscopio che Cremonini ha in testa emerge nella coda dello show: “Dev’Essere Così” lo vede alla chitarra acustica e in “Al Tuo Matrimonio” mostra il suo mai nascosto talento di showman. Ma il momento che fa capire che il talento di Cremonini è a 360° è la canzone “Il Pagliaccio” nel quale a dominare il palco è la sua sagoma in ombra su uno sfondo rosso, con la persona che diventa parte integrante della scenografia. Il finale è anche quel momento nel quale non viene rinnegato il passato, con il bassista Ballo (fedele dai tempi dei Lunapop) invitato a condividere il calore del pubblico, a suggellare vent’anni di carriera “Bellissimi” iniziati con “50 Special”, che pur prossima ai vent’anni suona ancora freschissima oggi, e “Un Giorno Migliore” che già nello scorso tour viene utilizzata per chiudere ogni suo concerto.
Cremonini numero uno del pop tricolore? Se non ci fosse Jovanotti lo sarebbe, ma se il fatto di essere secondo ad uno che di fatto gioca un altro campionato da anni si deve considerare un minus si ha un’idea miope del panorama pop. Una cosa è certa: di Cesare Cremonini ne sentiremo parlare ancora per diversi anni, e se si dovesse mantenere l’alto livello qualitativo degli ultimi anni il 2018 potrebbe essere visto come il terzo inizio della sua carriera, quella della definitiva maturità artistica e personale.
Nicola Lucchetta – Foto a cura di Pietro Rizzato