Se non sempre è possibile assistere al connubio tra musica e arte, e se non sempre partecipare ad un concerto vuol dire anche confrontarsi con una performance artisticamente rilevante, la serata di giovedì 2 luglio è di quelle che fanno ricredere su molti dei paradigmi cui l’appiattimento della scena musicale internazionale ci ha di fatto abituati negli ultimi tempi.
Lo show delle due affascinanti sorelle americane, le cui vicende di vita offrono un appiglio per spiegare una tale irregolare miscela di psichedelica, hip-hop e musica lirica, è un fiume in piena: le due ore in preda ai flutti del loro talento smisurato e atipico stanno strette ad un pubblico (sarà stato davvero milanese?!) caldo più del clima estivo e affamato più delle zanzare che pattugliano l’area di Villa Arconati.
Recuperare la scaletta esatta del concerto è impresa ardua, laddove il flow rapisce più di ogni considerazione di merito riguardo alla selezione delle tracce per il primo dei due live italiani in programma. E allora l’attenzione si sposta su altri dettagli: il look delle due muse mezzosangue cherokee è il preludio al mix di poesia e liriche rap che fa da unico filo conduttore di un live magnetico e destabilizzante, all’interno del quale spiccano la magia dell’arpa pizzicata da Sierra Casady in pezzi come Rainbowarriors e Beautiful Boyz (in cui Bianca riesce magicamente a far passare in secondo piano l’assenza pesante di una voce come quella di Antony, che invece accompagna la versione contenuta in Noah’s Ark) e le famose sonorità dei giocattoli utilizzati in By Your Side e K-Hole.
Il tutto è accompagnato per l’occasione da un paio di incredibili tuttofare, che tra pianoforte, qualche accordo di basso, percussioni e persino una tromba, riescono a portare il repertorio delle Cocorosie sul seminato tracciato dai lavori più recenti del duo, decisamente più ritmato e vicino ai colori di un indie pop d’assoluta avanguardia.
Mentre stancano leggermente i visual loop che si ripetono troppo assiduamente sullo schermo che fa da sfondo alla piece teatrale delle sorelle Casady, le loro voci rapiscono il pubblico (e me) dal primo all’ultimo sospiro (commovente e superlativo l’intermezzo quasi blues regalato da Milkman), congedandosi dal festival con la certezza di avere colpito al cuore e allo spirito dei molti presenti.
E di averlo fatto con della musica sublime.
Alessandro Camaioni