I Dream Theater, per la loro seconda tappa italiana del tour 2012 totalmente incentrato sul nuovo album dello scorso anno, “A Dramatic Turn Of Events“, dopo Pordenone (guarda qui le foto e leggi il report) hanno deciso di tornare al Mediolanum Forum di Assago per la prima volta dal concerto del 2009 che li aveva visti protagonisti del Progressive Nation Tour assieme ad Opeth, Big Elf ed Unexpect. Come per l’esibizione friulana, il gruppo prescelto per aprire lo show di LaBrie, Petrucci, Myung, Rudess e Mangini è stato quello dei Periphery, assurti all’onore delle cronache grazie alla rete, al fatto di esser parecchio stimati dai Dream Theater stessi, ad un buon disco di debutto e al sound ibrido costruito attorno alla rilettura delle sonorità di band quali Meshuggah e Dillinger Escape Plan in un contesto più melodico e progressivo (in certi frangenti potevano persino ricordare certe soluzioni sfruttate da Devin Townsend nei suoi mille progetti solisti). Si tratta di una giovane band davvero molto preparata sul piano tecnico, peccato per adesso non riesca a mostrare una gran personalità nelle sue canzoni, davvero troppo derivative e basate quasi interamente sul rifforama degli act sopracitati. Qualcuno dei presenti, comunque, sembra gradire i circa 50 minuti di spettacolo del complesso.
[youtube cknHE5ekq5w]Al contrario dei Periphery, i Dream Theater non hanno più nulla da dimostrare, avendo ormai già scritto i loro grandi capolavori e potendo contare su di un nutrito stuolo di fan che li segue e li adora qualunque cosa facciano. Anche ad Assago, sebbene il Forum non fosse tutto esaurito, c’erano tutti i più entusiasti sostenitori dei Nostri, e il calore espresso nei confronti del quintetto è stato quello di sempre (non a caso il meet and greet organizzato nel pomeriggio ha avuto un grande successo). Rispetto al passato, però, la grossa novità (e per alcuni il grosso dubbio) era la presenza del nuovo arrivato Mike Mangini alla batteria, dopo quasi un quarto di secolo trascorso con Mike Portnoy a ricoprire quel ruolo (si sta parlando di uno dei membri fondatori della formazione). Se la prova in studio era stata abbondantemente superata, Mangini doveva ancora dimostrare il suo valore sulle assi di un palco, e soprattutto quanto si fosse ambientato fra i suoi nuovi compagni. Dopo due ore di musica, tanto è durato il concerto, si può tranquillamente affermare che proprio la sua prova dietro le pelli è stata la nota più lieta della serata. Mangini, infatti, si è dimostrato uno dei migliori batteristi in circolazione, ed è riuscito a non far rimpiangere affatto il suo predecessore sia nel drum solo sia nei vecchi classici del Teatro; la sua interpretazione di brani come “6:00” e “Surrounded” è stata davvero impeccabile. Prova quindi passata con il massimo dei voti.
Riguardo alla prova dei Dream Theater nel complesso, è difficile scrivere qualcosa che non risulti pleonastico. Fondamentalmente vanno bene i concetti espressi per la tappa del Nord Est. Non solo perché la scaletta è stata quasi identica in entrambe le occasioni (la differenza più grande è stata l’encore, affidata a “As I Am” a Pordenone e a “Pull Me Under” a Milano). Pregi e difetti di questo gruppo ormai sono noti ai più. La loro enorme professionalità non è mai in discussione: sebbene i suoni al Forum fossero leggermente impastati, ma comunque più che accettabili, la band ha sfoderato l’ennesima prestazione formalmente impeccabile, grazie anche ad uno show curato in ogni minimo dettaglio. Nuovo arrivato escluso, LaBrie era probabilmente il più in forma di tutti, sia a livello puramente vocale sia in quanto ad energia espressa: spesso lo si è visto correre per tutto il palco. Petrucci, nonostante fosse stato male solo poche ore prima dell’inizio dello spettacolo, ha suonato dall’inizio alla fine senza fare una piega. Non tutti mostrano questo rispetto verso i propri fan. Detto questo, la sproporzione qualitativa fra le composizioni più recenti, comprese le sei estratte da “A Dramatic Turn Of Events”, e quelle del loro luminoso passato è davvero troppo elevata per non essere notata, a meno che non si rientri nella categoria dei più fervidi adepti del Teatro del Sogno. Questa differenza si è notata soprattutto nella parentesi acustica del concerto: “The Silent Man” ha letteralmente stracciato la nuova “Beneath The Surface“. In conclusione, chi ama da sempre questo gruppo continuerà a farlo; di sicuro però le ultime prove in studio non faranno guadagnare nuovi estimatori al complesso.
[youtube eMyXguarCIY]Setlist: Bridges in the Sky – 6:00 – Build Me Up, Break Me Down – Surrounded – The Root of All Evil – Drum Solo – A Fortune in Lies – Outcry – The Silent Man – Beneath the Surface – On the Backs of Angels – War Inside My Head – The Test that Stumped Them All – The Spirit Carries On – Breaking All Illusions – Pull Me Under
Stefano Masnaghetti