Concerto Iron Maiden Milano, Sonisphere Festival 8 giugno 2013

Gli Iron Maiden si sono esibiti in concerto a Rho (Milano) nell’ambito del Sonisphere Festival, nella data italiana dell’8 giugno 2013. La scaletta dello show è disponibile a questo indirizzo. Partito con l’intenzione di conquistare il mondo, il Soni è ridotto quest’anno a sole quattro edizioni (di cui due in una sola nazione, la Spagna) dopo i botti delle annate 2010 e 2011. L’appuntamento odierno tuttavia è di importanza assoluta per il nostro paese e per tutto il popolo metal: oltre 35mila spettatori per quello che è già storicamente l’evento con più affluenza di sempre considerando tutti i gigs tenuti in Italia dagli Iron Maiden. Di supporto Megadeth, Mastodon, Ghost, Voodoo Six, Zico Chain e Amphitrium.

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Che l’Italia ami gli Iron Maiden è un dato di fatto incontrovertibile. Anche negli anni in cui Blaze Bayley guidava claudicante la storica band dell’heavy metal, il pubblico non è mai mancato. Tuttavia a Rho c’era davvero un botto di gente: lo spazio che si estende solo in lunghezza e relativamente poco in larghezza dava un colpo d’occhio davvero mostruoso. Che poi al raduno fossero presenti diversi fan occasionali è un’altra realtà abbastanza evidente: il delirio per “The Number Of The Beast”, “Run To The Hills” e la tristemente immancabile “Fear Of The Dark” fa da contraltare al quasi religioso silenzio che ha accompagnato l’esibizione di “The Prisoner” e “7th Son Of A 7th Son”, due tra i brani più belli di sempre mai composti dalla Vergine di Ferro (altroché Fear Of The Dark, ndr). Di contro la band stessa, si è concentrata moltissimo su questi due pezzi, oltre che sull’opener “Moonchild”, il primo encore “Aces High” e poco altro, visto che i classiconi anche se li suoni lenti e un po’ scazzato alla gente vanno poi bene lo stesso.

Gridano in realtà vendetta le versioni di “Wasted Years”, col riff portante rallentato anche rispetto alla versione su album del 1986, e “Phantom Of The Opera”, un po’ pezzata da Nicko e scarsamente capita dall’audience, che in quest’occasione si è procurata oltretutto (senza comprenderli appieno, sia perchè in Italia l’Inglese lo parlano in pochi, sia perchè non si sentiva granchè dal suo microfono) gli strali di un Bruce Dickinson raramente così poco incline al dialogo con la folla. Uno show sostanzialmente soddisfacente dai vecchi saggi dell’heavy classico soprattutto grazie alla scaletta nostalgica, tuttavia con qualche sbavatura e pausetta di troppo. La capigliatura da Misfits di Dickinson sfoggiata su Seventh Son Of a Seventh Son non ha certo aiutato nella valutazione.

Prima di loro i Megadeth non avevano certo fatto gridare al miracolo, con un’oretta di concerto in cui hanno brillato solo “Countdown To Extinction” e la cover dei Thin Lizzy (contenuta nel nuovo discusso album “Super Collider“) “Cold Sweat”. Le super hit “Hangar 18” (proposta in una versione lentissima) “Symphony Of Destruction”, “Peace Sells”, “Holy Wars” sono sempre dei momenti di gloria, tuttavia la band sembra oramai assestata su un livello di rendimento appena sufficiente, da compitino insomma, cosa che nel post tour celebrativo di “Rust In Peace” (del 2010) sta oramai diventando una triste consuetudine. Difficile onestamente da accettare, da un gruppo storico e dotatissimo come loro. Chissà che un domani un’ultima reunion con il duo Friedman/Menza possa regalare ancora qualche gig da tramandare ai posteri.

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