Grande era l’attesa per l’unica data italiana degli Opeth, i quali stanno promuovendo “Heritage“, disco controverso che ha spaccato in due il seguito della band svedese.
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Ad aprire la serata, poco prima delle 20, i grandi Pain Of Salvation. Una performance di neanche 45 minuti, troppo corta per rendere giustizia alla formazione di Daniel Gildenlöw. La voce del frontman è più potente che mai, confermando l’ottima dimensione live degli svedesi. Gran spazio della scaletta è occupato dai brani dell’ultimo lavoro “Road Salt Two”, ma c’è spazio anche per un grande pezzo del passato quale “Ashes”. Non c’è che dire, un gruppo spalla che non solo è di livello qualitativo elevato, ma anche coerente dal punto di vista musicale con il gruppo che li seguirà.
Alle 21 spaccate, come degli orologi svizzeri, entrano sul palco gli headliner, che aprono la loro scaletta con “The Devil’s Orchard”, uno dei pezzi che forse più rappresentano il nuovo corso della band svedese. Se la versione studio di “Heritage” divide, la resa live convince, vuoi per l’acustica dell’Alcatraz che, stranamente, è buona, vuoi (soprattutto) per la perfezione strumentale e vocale. Certo, bisogna ammettere che questo non è un concerto degli Opeth ‘vecchio stile’, ci si deve scordare definitivamente il growl di Akerfeldt, ma era prevedibile.
[youtube Rv-4StX6JOA nolink]I fan irriducibili hanno attimi di sussulto su pezzi di vecchia data, come “Porcelain Heart”, la cui unica pecca è l’assolo lungo e ripetitivo del batterista Martin Axenrot, e “A Fair Judgement”, da pelle d’oca e lacrime a profusione. Mikael Akerfeldt è un gran intrattenitore, quasi comico. Esilarante il momento in cui si dichiara interessato alla discografia di Eros Ramazzotti. Il momento più emozionante è quello di “Slither”, anch’essa tratta dall’ultimo lavoro e dedicata espressamente a Ronnie James Dio. E’ l’apice musicale della serata, tanto che riesce nell’impresa di trasportarci negli anni ’70 con un biglietto di sola andata. Dopo due ore di show gli Opeth salutano il pubblico ringraziandolo e lasciando la sottoscritta quasi incantata da cotanto spettacolo. Promossi a pieni voti.
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Setlist
The Devil’s Orchard – I Feel The Dark – The Face of Melinda – Porcelain Heart ( + drum solo) – Nepenthe – The Throat of Winter – Credence – Closure – Slither – A Fair Judgement – Hex Omega
Encore
Folklore
Claudia Falzone