Crystal Antlers – LaCasa139, Milano 17 aprile 2010

Tornano in Italia e arrivano finalmente anche a Milano i Crystal Antlers dopo un esordio fulminante. Il loro Ep, soprattutto, e il disco “Tentacles” si è inserito perfettamente all’interno di una scena nata in California con la testa e i ricordi negli anni ’70 a base di psichedelia, garage e rock.

 

In apertura per tutto il tour italiano troviamo i Time New Viking, trio a bassa fedeltà approdato alla Matador con parecchie frecce nella propria faretra: melodie azzeccate, low fi puro e non modaiolo, passaggi dei primi Pavement.

Dai Crystal Antlers c’era da aspettarsi uno show tutto sudore e funghi allucinogeni. Cioè un mix tra le sensazioni del loro disco e i video eccitanti trovati in rete. Colpa di youtube? Cioè aspettarsi quello che si è visto online in alcuni episodi live delle band? Apro e chiudo parentesi su gioie e dolori di questo canale video che unisce allo stesso tempo cose che non avresti mai potuto assaporare con i tuoi occhi, opportunità incredibili, al crollo sintomatico di voglie di vedere o scoprire concerti dal vivo o l’aspettarsi appunto situazioni episodiche forse irraggiungibili o non ripetibili.

Comunque, forse complice una Milano fresca per la primavera e pure piovosa, e anche un locale come LaCasa139 più accogliente per live dai sentimenti più tenui, la band californiana sembra molto frenata dai propri ardori hippy.
In più il tastierista cappellone e ardimentoso è sostituito sul palco da un ragazzina molto posata. Per fortuna il quinto membro della band, un ragazzo di colore, sprizza pacchianeria e ridicola sensualità mimando e ballando le canzoni e aggredendo le sue percussioni e tamburelli (il suo nome è un programma: Damian Sexual Chocolate Edwards). I volumi bassi fanno probabilmente il resto. Niente bagni nel rumore o gorgoglii in primo piano dell’organo retrò.  Il suono esce di certo compatto, ma poco sgargiante, molto attutito, dovendoci dimenticare quindi l’effetto come da jam session che posseggono le loro canzoni, e uccidendo un po’ lo spettro ampio della loro musica, alternativamente rock psichedelico, garage, prog, gli anni ’70, i Doors.
Un concerto buono ma non travolgente, anche se da questa situazione meno rumorosa comunque si sono apprezzate le canzoni nude e crude. Fortunatamente verso la fine, i ragazzi si sono lasciati più andare al vorticoso caleidoscopico suono tanto personale che ha reso il loro debutto una delle sorprese della scorsa stagione.

Luca Freddi

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