Vedere il logo originale dei Death a fondo palco fa sempre effetto. Se poi prima suonano gli Obscura, anche arrivare a Romagnano Sesia con la pioggia, dopo una giornata iniziata ben presto in redazione, diventa un’inezia. Il 19 novembre 2013 anche l’Italia ha ospitato la celebrazione della musica di Chuck Schuldiner che questo Death To All tour propone già da un anno. Il tasso emozionale della serata quindi, era indiscutibilmente esagerato già nelle premesse.
Senza volermi addentrare troppo in ragionamenti su soldi, opportunità, sciacallaggio, evento della vita, i Death senza cantante e robe del genere, devo dire che sin dal momento dell’annuncio avevo deciso che ne sarebbe valsa la pena senza discussione alcuna. Voglio dire, sul palco ci sarebbero comunque stati Steve DiGiorgio, Paul Masvidal(ien) e Sean Rinehart, tre che nel 1991 hanno suonato su “Human”, uno dei dischi più belli di sempre in ambito metallico. Avevo qualche dubbio su Max Phelps, che avrebbe dovuto sobbarcarsi non soltanto le vocals di Chuck ma anche un lavoro chitarristico di un certo livello, oltre agli inevitabili paragoni sulla sua somiglianza con la leggenda Schuldiner (non solo esteticamente parlando, ma anche a livello di pose sullo stage, sul tenere la chitarra in un certo modo e via ciarlando).
Posto che avrebbe anche fatto piacere vedere decentemente il filmato-tributo in cui il compianto ex leader appariva in immagini di repertorio (trasmetterlo sul logo a sfondo nero non è stata una grande idea eh?), la setlist dei Death To All è stata molto bilanciata, ha proposto almeno un brano da ogni album con la sola, ovvia eccezione di “Human”, da cui sono state suonate cinque tracce su otto. I volumi altissimi sotto palco e un sound pastosissimo hanno favorito le composizioni più datate, quando Schuldiner suonava death grezzo senza eccessive concessioni a tecnica e strutture ultra complesse: “Zombie Ritual/Baptized In Blood”, “Leprosy/Left To Die” e “Spiritual Healing/Within The Mind” hanno riproposto la Florida che scannava a morsi le orecchie e le menti dei giovani metalloni degli anni ottanta in tutta la propria violenza. Complessivamente la prova dei Nostri è stata positiva, sentita e davvero di cuore; la scelta di privilegiare in scaletta i brani pre-“Symbolic” tuttavia, ha pesato su un pubblico che è stato sì caldo, ma ha letteralmente perso la bussola soltanto quando è partita “Crystal Mountain”, con Hannes Grossmann degli Obscura momentaneamente dietro la batteria, e ha dato definitivamente di matto su “Spirit Crusher”, cantata da Steffen Kummerer, mastermind della band già citata poco fa.
Già, gli Obscura. Dopo averli apprezzati un paio d’anni fa, la loro prova quali supporter del main act è stata esplosiva. Oltre a quelli che oramai possono considerarsi classici del death metal del nuovo millennio come “Anticosmic Overload” e “Septuagint”, è stata anche proposta una nuova canzone: “Imaginative Soul” sarà contenuta nel prossimo disco dei tedeschi, e vedrà l’ennesima evoluzione di un gruppo che con “Cosmogenesis” e “Omnivium” si è imposto all’attenzione internazionale degli appassionati di musica estrema. In chiusura una nota di merito per tutti i convenuti che hanno stipato la location fino all’inverosimile: l’età media non era poi così bassa, ma è stata una bellissima testimonianza di come la vecchia scuola sia ancora affezionata a certe serate.
Setlist Obscura: The Anticosmic Overload, Incarnated, Choir of Spirits, Imaginative Soul (inedito), Septuagint, Ocean Gateways, Drum Solo, Centric Flow.
Setlist Death: Flattening of Emotions, Leprosy/Left to Die, Suicide Machine, In Human Form, Spiritual Healing/Within the Mind, Cosmic Sea, Chuck Schuldiner Tribute Video, Zombie Ritual/Baptized in Blood, Together as One, Crystal Mountain, Spirit Crusher, Lack of Comprehension, Pull the Plug.
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