I Deftones che si sono presentati ieri sera, 21 aprile 2017, al Fabrique di Milano sono una band con trent’anni di carriera alle spalle ma che non sembra aver perso lo smalto degli anni migliori, sopratutto nella persona dell’istrionico frontman Chino Moreno, inarrestabile sul palco.
Il tour è quello che accompagna l’ultima fatica di studio “Gore”, ma più che essere un tour promozionale per l’album, la setlist della data di Milano sembra quella di un tour celebrativo della carriera della band. La bellissima “(L)mrl”, “Gore” e la granitica “Doomed User” fanno da rappresentativa scarna dell’album uscito l’anno scorso mentre il resto del set ripercorre gli otto album che hanno delineato la fantastica carriera di una band che si è evoluta costantemente senza mai snaturare la propria identità.
Chino sembra non essere invecchiato di una ruga, la sua classica mole imponente irrompe sul palco senza mai dare punti di riferimento, agguanta il microfono e inizia una danza con il cavo che sembra uno strano rito voodoo con un sensuale ma letale serpente. Il suo timbro è unico e si riconosce alla prima nota, al primo urlo, al primo lamento.
Dietro le pelli la sagoma indemoniata di Abe Cunningham fa esplodere detonazioni ritmiche che anch’esse sono un marchio di fabbrica della band, come il suono della chitarra di Stephen Carpenter, un’altra mole impossibile da ignorare, che chino sulle sue corde e con il ventilatore sparato sui suoi capelli ondulanti ha sparato riff secchi e potenti per tutte le due ore scarse di concerto.
Sergio Vega con la sua carnagione olivastra ma criniera biondissima sostituisce egregiamente al basso e ai cori il compianto Chi Cheng, che nel 2008 ha dovuto tragicamente abbandonare il gruppo a seguito di un incidente che ne ha causato una lenta e dolorosa discesa nell’oblio. Lassù, sopra Carpenter, dietro consolle e pianole si erge Frank Delgado, che dal 1999 aggiunge al suono dei Deftones un’atmosfera unica e avvolgente.
Il lavoro di manto elettronico di Delgado è particolarmente evidente nei pezzi estratti dall’enorme successo “White Pony” datato 2000, che è stato saccheggiato con la stupenda “Digital Bath”, la furiosa “Elite” e “Korea” come pezzo iniziale della serata fino ad arrivare alla famigerata “Change (In The House Of Flies)” cantata a squarciagola da tutti i presenti.
Il suono e il suo mixaggio sono una componente essenziale per i Deftones, evoluti in questa ultima fase della loro carriera: deve essere preciso e equilibrato, e questo a inizio concerto non era ottimale. Confuso, chitarre e voce bassa. Per fortuna nel corso del set chi di dovere ha fatto gli aggiustamenti necessari e la potenza e la melodia unica del gruppo di Sacramento è potuta esplodere in tutta la sua magnificenza.
Ha particolarmente colpito la qualità dei pezzi estratti dal buonissimo “Koi No Yokan” (2012), “Tempest” è veramente un pezzo stupendo e Chino, imbracciata la chitarra, lo canta con una sensibilità unica che solo lui sa esprimere, una sofferenza violenta che penetra sotto pelle e avvolge i nervi per poi farli esplodere. Così anche la furia di “Swerve City”, una canzone dove gli incitamenti di Chino a saltare sul suo riff sono a dir poco superflui. Anche “Rosemary”, con la sua atmosfera che richiama quella della musica dei Tool, crea un’atmosfera coinvolgente di grande impatto.
Come promesso nelle interviste pre tour, i Deftones hanno deciso di compiacere i fan con i pezzi storici proveniente dall’esordio “Adrenaline” datato 1995 come “Minus Blindfold”, le apprezzatissime “Be Quiet And Drive (Far Away)” e “My Own Summer (Shove It)” con ”Headup” da “Around The Fur” del 1997, e “Kimdracula” da “ Saturday Night Wirst”. Dopo un breve encore, eccoli tornare per fare impazzire i presenti con “Back To School” e “Rocket Skates”, estratta da “Diamond Eyes” del 2010 come anche “You’ve Seen The Butcher”.
I Deftones sono stati un gruppo imprescindibile e un faro per i musicisti del movimento Nu Metal ma al tempo stesso sono riusciti a ritagliarsi una zona privata dove i fan hanno potuto ritrovarli intatti dal 1988 ad oggi. Non è poco per un gruppo che ha saputo rimanere fedele a se stesso e a chi li segue garantendo prodotti in studio sempre di grande qualità, fino a quest’ultimo lavoro “Gore”, il cui concerto di ieri fa parte del tour di promozione ma che in realtà è una festa per la band e per chi li ama da sempre.