La tanto retrograda Italia smentisce se stessa per una sera e ospita all’Alcatraz una serata vincente, all’insegna del nu metal/alternative moderno, attivo da fine anni ’90 ma sempre in auge. Tra i re incontrastati del movimento i Disturbed di Draiman, abituati a posti ben più ampi del locale di via Valtellina a Milano, ma pure sempre umili e capaci di scaldare i circa 1500 (forse più) presenti in loco.
Apertura affidata a nientemeno che i Sevendust, altri giganti della scena USA e alla prima calata italiana (la seconda a breve, 17 giugno alla RockNRoll arena di Novara). Gara d’umiltà vinta al fotofinish da Witherspoon e soci, davvero leali nei confronti di un pubblico non loro, ma sorprendentemente esaltato e folto sin dall’intro. Morgan Rose è probabilmente uno dei migliori batteristi in circolazione ed offre uno show di livello altissimo pur stando costantemente seduto.
Tutti i componenti della band dedicano anima e corpo al pubblico, lanciando in continuazione plettri, strette di mano e sguardi di approvazione: il concetto di “famiglia” raramente è stato così intenso. Si alternano vari brani del primo periodo Lowery (chitarrista) fino agli ultimi dello stupendo “Cold Day Memory“. Dopo questa prova diventa d’obbligo non perdersi la loro prossima calata novarese tra una settimana.
Con un palco ed un pubblico infuocati i Disturbed sono obbligati ad offrire uno show degno di memoria, correndo il rischio di venire schiacciati da un supporting act così devastante. Pronti via la band di Draiman schiaccia tutti in quanto a tamarraggine, ma al contempo suona, eccome se suona. Il bassista Mike tiene in piedi la sezione ritmica con un timing ed un polso da batterista, Donegan va oltre ogni certezza per suono e riff sparati dalla sei corde. Per la seconda volta in Italia e per la prima con buona parte della loro produzione abituale nei live show (schermi a tutto palco, videoclip e immagini) i Disturbed convincono nuovamente, e ben più della prova del 2009. Si passa dalle immancabili “Liberate“, “The Game“, “Down with The Sickness” ad “Indestructible” e ai nuovi brani di “Asylum” (“The Animal” spezza) fino alla ben realizzata cover di “Land of Confusion” dei Genesis. David canta ogni nota, spazzando via dubbi sulla sua tenuta vocale. Momento migliore “Ten Thousand Fists“, con tanto di telecamera in mano al singer e proiettata verso il pubblico con il pugno teso in aria. Sugli schermi partono bandiere americane e italiane di proporzioni mastodontiche…forse siamo oltre il limite del tamarro. Ma si sa, il metal ed il rock sono fatti per andare oltre i limiti.
Davvero un doppio concerto intenso, carico ed esaltante. Forse non tutti in Italia sono rimasti troppo indietro con l’apparato uditivo…
Riccardo Canato