Ventesimo anniversario dalla pubblicazione di “Awake” e quindicesimo da quella di “Metropolis Part 2: Scenes From A Memory“: il 2014 è per i Dream Theater l’anno nel quale celebrare quelli che sono rispettivamente il loro capolavoro e il disco più rappresentativo, quello che ha fatto far loro il salto di qualità definitivo nel gotha delle band da seguire “a prescindere”.
Peccato che per poter godere del ben di Dio della seconda parte del concerto di Padova, che ha accolto al Gran Teatro Geox un vasto pubblico di tutte le età, la band abbia scelto di proporre un primo atto ricco di tecnica strumentale (loro sono tra i numeri uno, e l’innesto di Mike Mangini ha dato quella marcia in più che mancava ad un Portnoy la cui mancanza, a livello di carisma e di backing vocals, è più volte aleggiata nel corso delle tre ore di show) ma povero di contenuti: escludendo il colpo di coda chiamato “Trial Of Tears”, unico estratto dal sottovalutato “Falling Into Infinity”, il resto è preso a man bassa dagli ultimi tre capitoli della loro vasta discografia. Una scelta coraggiosa ma che non fa decollare lo show.
Il resto del concerto è il tributo assoluto ai due capitoli più ambiziosi della loro discografia, quelli che se guardi alla loro storia contano più di un must indispensabile come “Images And Words”. Per “Awake“, quel disco che è stato per loro una rivoluzione nel voler integrare ad una proposta legata al prog più classico “i chitarroni alla Pantera”, con risultati stupefacenti, i Dream Theater hanno scelto di suonare “il lato B”, alternando quindi i breakdown ante litteram di “The Mirror” e il groove di “Lie” a capolavori introspettivi come “Scarred” e “Space-Dye Vest”, con l’ultimo pezzo legato al primo tastierista Kevin Moore che ha portato qualche sonoro fischio di disapprovazione all’attuale Jordan Rudess. Meno vasta invece la scelta dei pezzi per “Scenes From A Memory“, cosa che potrebbe far pensare che in una successiva leg, o magari fra cinque anni, lo spazio che gli sarà dedicato sarà ben più ampio.
I Dream Theater del 2014 sono una band in forma strepitosa: il livello atteso da musicisti di quel calibro è sempre confermato (anche se su “The Dance Of Eternity” l’impressione che in qualche passaggio si siano persi c’è) e anche un James LaBrie è stato autore di una performance maiuscola, capace di raggiungere le vette di un tempo e gestire con professionalità anche i passaggi più difficili. Il punto è che mancano i pezzi. Non siamo di fronte ad una situazione tragica che porterebbe ad affermare che nel Terzo Millennio “di dieci cose fatte glien’è riuscita mezza” (il secondo disco di “Six Degrees Of Inner Turbulence”), ma la differenza qualitativa tra quanto pubblicato negli ultimi dieci anni e il repertorio anni Novanta è tangibile anche per il fan più incallito.
Setlist Dream Theater
Act I
The Enemy Inside
The Shattered Fortress
On the Backs of Angels
The Looking Glass
Trial of Tears
Enigma Machine
Along for the Ride
Breaking All Illusions
Act II
The Mirror
Lie
Lifting Shadows Off a Dream
Scarred
Space-Dye Vest
Illumination Theory
Act III
Overture 1928
Strange Déjà Vu
The Dance of Eternity
Finally Free
Illumination Theory (Outro)