Non ero mai stato a Pistoia Blues. Grossissimo errore. Specie alla luce della serata che ha visto in concerto Dream Theater e Queensryche nell’incantevole cornice di Piazza del Duomo. Organizzazione dieci. Logistica dieci. Palco dieci. Acustica dieci. Birra media (voto) dieci, visto il prezzo di 3 (t r e) Euro, accompagnabile a panini e sfizi vari acquistabili dai baretti che circondano l’area del concerto.
Sullo stage salgono prima i Queensryche. Non nego che attendessi più loro degli headliner. Specialmente perchè non avevo ancora visto all’opera la line-up con La Torre dietro al microfono e avevo buone sensazioni. Tuttavia queste sono state addirittura annichilite dal concerto pazzesco che i Nostri hanno messo in piedi. Setlist infarcita di richiami ottantiani tutt’altro che scontati (Nightrider, En Force, NM 156 e The Whisper tanto per infartare un po’) e le classiche The Needle Lies, Eyes Of A Stranger ed Empire a condire una prestazione incredibile di una band che ha sia una voglia matta di tornare a spaccare come si deve, sia un vocalist che quelle vecchie le becca tutte alte come faceva Papi Tate su disco. Inoltre Arrow Of Time, anteprima del nuovo album che uscirà a ottobre, è sembrata davvero gustosa…
I Dream Theater arrivano accolti da un boato sulle note di Afterlife, un pezzo che avranno conosciuto in 250 in piazza a esagerare. Gran pezzo tra l’altro, contenuto in quel disco di debutto che ha dei brani molto sottovalutati anche dai fan stessi. I Nostri celebrano il trentennale e in sequenza metteranno in ordine cronologico una traccia da ogni disco dall’89 in poi: arriva il karaoke con Metropolis Pt.1 e Caught In A Web. Lacrime sui (soli) tre minuti del secondo episodio della suite A Change Of Seasons, quindi si salta su Burning My Soul. La scaletta comunque è qui e potete vedervela da soli. Le nuove legioni di aficionados del Teatro si esaltano anche su Constant Motion e nuove composizioni, tuttavia forse sarebbe stato meglio mixare un po’ le canzoni, per favorire un coinvolgimento che a lungo andare si perde inevitabilmente. I DT comunque restano una garanzia, impeccabili e sempre molto felici quando si tratta di avere a che fare con il nostro paese.
Pubblico non delle grandissime occasioni, 3mila o 4mila poco cambia, ma di quello buono, lì per godersi lo spettacolo e la serata, vagamente fresca e incredibilmente piacevole dopo la vampa pomeridiana. Questa è l’ennesima dimostrazione che nel nostro paese le cose si possono fare veramente bene. A patto che non si superino le diecimila anime di capienza. A quel punto lì si vada nei palazzetti o negli stadi, altre soluzioni (e di esempi evidenti recenti ne abbiamo avuti anche quest’anno, a prescindere dai promoter che organizzavano grandi raduni all’aperto) non ce ne sono.
Foto a cura di Mathias Marchioni.