Dresden Dolls – Rolling Stone, Milano 1 giugno 2006

Molta curiosità per il ritorno in italia dei Dresden Dolls, dopo la pubblicazione del secondo lavoro “Yes, Viriginia”.
La cornice viene preparata da membri del fan club, che realizzano delle ambientazioni gotiche ispirate alla musica del duo di Boston, rendendo il Rolling Stone un teatro surreale molto adatto ad introdurre la serata.
Quanto a surrealtà non è da meno Thomas Truax, scelto per aprire le danze. Si presenta da solo sul palco, accompagnato da un marchingegno ritmico degno del più ispirato Tim Burton, e utilizzando altri strumenti autocostruiti, oppure suonando la chitarra con un ventilatore, intrattiene il pubblico in maniera efficace; la musica c’entra poco ma la stoffa e la personalità per stare sul palco (e anche giù, visto che a un certo punto ha staccato ha imbracciato una chitarra acustica ed èsceso a suonare in mezzo al divertito pubblico).
Il locale si riempie all’improvviso, e la base di fans per i Dresden Dolls è compatta ed entusiasta. I due si presentano carichi, e da subito stupiscono sia la personalità intensa di Amanda, e l’aggressività alla batteria di Brian, che evidentemente rappresenta l’anima punk del “punk cabaret” proposto. C’è ampio spazio per estratti da entrambi gli album e tutti i brani migliori vengono proposti, ad eccezione putroppo di “Dirty Business”. Ovviamente c’è più partecipazione per i brani del primo lavoro, meglio assimilati, e soprattutto “Coin-Operated Boy” scatena il pubblico, che peraltro mostra di gradire anche le nuove canzoni.
C’è anche spazio per qualche momento più tranquillo, con Amanda sola al pianoforte, e la cover di “Je Ne Veux Pas Travailler”, un manifesto di vita.
I due convincono assolutamente per intensità sul palco, e qualsiasi dubbio sulla capacità di costruire un suono convincente con solo due strumenti viene spazzata via. Amanda Palmer si conferma eccezionale interprete, sia a livello vocale che di personalità, e i margini di crescita appaiono veramente molto promettenti.

S.R.

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