Credo che l’Arena di Verona sia la location migliore in Italia dove assistere ad un concerto, specie se il protagonista di tale evento si chiama Eric Clapton. Perse ormai le speranze di vederlo insieme ai Cream, nella reunion che li ha visti suonare insieme dopo più di vent’anni, possiamo però goderci il ritorno di Slowhand dopo l’addio del 2001. Pur presentando l’ultima non esaltante fatica “Back Home”, Clapton ha ormai deciso di riproporre quasi esclusivamente materiale molto datato, quello che, alla fine, vogliono i fan accorsi un po’ da tutto il Nord Italia. L’inizio è da pelle d’oca, i musicisti salgono uno a uno e all’arrivo di Clapton partono le note di “Pretending”: il pubblico è già conquistato. Come tradizione, Clapton interagisce ben poco col pubblico, ma lo strega con la classe e il gusto che solo pochi chitarristi possiedono nel panorama musicale. Mai una nota in più, mai un’esibizione di tecnica fine a se stessa, mai una sbavatura: semplicemente perfetto. La scaletta prosegue con pezzi nuovi alternati a classici e molto toccante risulta la sessione acustica centrale, il cui punto più alto rimane sicuramente “Nobody Knows You When You’re Down And Out”. Rispetto ai concerti del 2001 mancano “Sunshine Of Your Love” (grave la sua assenza!) e la splendida rivisitazione di “Over The Rainbow”, ma il finale con “Wonderful Tonight”, “Layla”, “Cocaine” e “Crossroad” è semplicemente da antologia e ci rende partecipi di un pezzo di storia della musica. Qualcuno diceva che era Dio: magari no, ma è uno dei pochi che non delude mai.
Setlist: Pretending, So Tired, Got To Get Better In A Little While, Old Love (con Robert Cray), Everybody Oughta Make A Change, Motherless Children, Back Home, I Am Yours, Nobody Knows You When You’re Down And Out, Running On Faith, After Midnight, Little Queen of Spades, Let It Rain, Wonderful Tonight, Layla, Cocaine, Encore, Crossroads (con Robert Cray).
L.G.