Durante il concerto degli Ex:Re a Sexto ‘Nplugged, qualche sera fa, ho ripensato ad un commento su Elena Tonra di una spettatrice del live dei Daughter, sempre al bellissimo festival di Sesto al Reghena, nel 2016: “Sembra che possa sbriciolarsi da un momento all’altro”. Ed è vero. Perché Elena Tonra è talmente sincera, nel mettere a nudo la propria fragilità sul palco, che a volte ci si sente dei voyeur della sua anima.
Quello che emerge nell’espressione dal vivo del suo nuovo progetto solista Ex:Re, però, è anche altro. Certo, la dimensione è ancora più intima, quasi una pubblica autopsia dei sentimenti in cui la voce cristallina di Elena Tonra è il bisturi che apre il suo cuore e quello dello spettatore lì, sul palco. Ma la musicista britannica appare, stavolta, fortissima; di una forza e una maturità che la sua dolcezza ingentilisce, ma non maschera. Infatti, se da un lato è sempre il piccolo concentrato di emotività che già conosciamo, dall’altro ci vogliono spalle larghe, consapevolezza e tanta, tanta resilienza per riuscire a raccontare senza filtri un momento critico della propria vita, senza nasconderne nemmeno i meandri più torbidi, e nel farlo sorridere, sorridere sempre. “Mi scuso se l’atmosfera non è proprio da party”, sussurra verso la fine del concerto, “ma vi assicuro che sono davvero felice di essere qui stasera”. Del resto, Sexto’Nplugged (ovvero il festival del “less is more”: pochi artisti, poca capienza, perfino poche opzioni nel listino dei chioschi, ma tutto semplicemente perfetto) è una vera chicca. Non c’è da stupirsi, quindi, se anche gli artisti sembrano tornarci volentieri.
Ex:Re è per molti versi distante dai Daughter, ma rimane un chiaro prodotto della stessa mano. Mano che si muove, però, in un ambiente musicalmente, strumentalmente e strutturalmente più rarefatto, vagando nel dichiarato “flusso di coscienza” (compositiva ed emotiva) che ha guidato Elena Tonra nella stesura dei pezzi. Sulla stampa, il primo paragone è quasi sempre con Bon Iver e il suo capitale “For Emma, Forever Ago”. Ma se è vero che i due lavori hanno in comune la cifra del break-up album, il tipo di indagine personale che emerge in questo lavoro di Tonra fa un po’ temere che Ex:Re resti il figlio unico dell’elaborazione di un lutto, una sorta di unicum nato dall’urgenza di un momento.
Comunque vada, la dimensione live è senz’altro la più congeniale a questo progetto: come si intuisce anche dal semplice ascolto, Ex:Re nasce più come un’esperienza, che come un album. È un racconto, e ascoltarlo dalla viva voce della sua autrice è il modo migliore di fruirlo. La performance è delicata e potente al tempo stesso, con Tonra al centro della scena nella sua regale semplicità e una band di supporto che riesce a far mostra della propria bravura restando, in qualche modo, una sorta di “guscio” protettivo intorno ad un’anima squadernata con sincerità disarmante. Gli arrangiamenti rendono piena giustizia ai brani, impreziositi dal calore del violoncello e resi più potenti da una batteria impeccabile. Certo, brani di presa immediata, in questo album, ce ne sono pochi: ‘Romance’ e, forse, ‘New York’. Ma Ex:Re vive più di atmosfere che di melodie, e lo show ci è smebrato in qualche modo confermarlo. Unica concessione extra, la cover di ‘Everybody’s Got to Learn Sometimes’ dei The Korgis proposta come bis. Un messaggio abbastanza chiaro, affidato ad un crescendo che permette a Elena Tonra di uscire dal cantato sussurrato ed esplodere in tutta la sua potenza vocale.
In chiusura, una doverosa menzione alla band di supporto, i Talk To Her. Il sound del quartetto padovano pesca a piene mani dagli anni Ottanta, specie da quelli della migliore new-wave, ma anche dall’elettro-pop e dal post punk nelle loro incarnazioni più moderne, in un gradevole cocktail di linee vocali morrisseyane, atmosfere che spaziano da Siouxsie and The Banshee ai Depeche Mode e riff che strizzano l’occhio anche a band come i Placebo. Disinvolti sul palco e sostenuti in particolare da una buona sezione ritmica, i Talk To Her non sono forse la band più originale sulla piazza, ma sono un ascolto piacevole e un’apertura azzeccata per l’evento.
Chiara Franchi – foto di Nicola Lucchetta