Dopo quattro anni di assenza dai palchi italiani mi sarei aspettato più gente alla data dei Fear Factory ai Magazzini Generali. Probabilmente la tipologia del locale, lungo e stretto, ci ha messo il suo per falsare il giudizio, ma se riavere Dino Cazares assieme a un mostro di tecnica e velocità come Gene Hoglan non fa smuovere la gente, allora non so cos’altro potrebbe farlo.
In ogni caso i convenuti hanno accolto più che calorosamente il quartetto americano: le invocazioni ripetute all’indirizzo dei singoli componenti, così come i cori sui ritornelli più famosi, ci sono stati e spesso. La scaletta era già nota (identica in ogni data del tour, curiosamente senza supporto), con una notevole densità di brani tratti da “Demanufacture”e l’ovvia presentazione di buona parte del nuovo lavoro; per contro, totale assenza di pezzi dei due album in cui Dino non ha suonato (per il sottoscritto un peccato, perché una “Act Of God” o una “Cyberwaste” non avrebbero certo sfigurato).
Si parte subito forte, con la titletrack di “Mechanize” e il trio iniziale di “Obsolete”; i volumi di batteria e chitarra incredibilmente non sono altissimi, e, basso inesistente a parte, si riesce a distinguere bene anche il cantato di Burton. Rispetto alla prestazione sottotono del 2006 la voce del frontman regge bene quasi fino alla fine, tanto nel growl come nel pulito (assai convincente la sua prestazione su “Resurrection”), anche se l’effetto di riverbero lo ha aiutato non poco.
Cazares dispensa riff con una tranquillità disarmante, segno che questi ultimi anni passati nei Divine Heresy lo hanno tenuto allenato, e se è possibile, migliorato. L’unica vera critica che gli si può fare è di essere inadatto per le backing vocals: su “Linchpin” è stato uno strazio.
Che dire di Hoglan? Una prestazione perfetta, e a fine concerto, quando un Burton senza più voce dopo aver ringraziato i presenti annuncia “Replica”, si ha l’impressione che potrebbe continuare ancora per qualche ora.
Un ritorno per i Fear Factory decisamente in positivo: per rivedere i fasti dei tempi d’oro, però, bisogna sperare che la parte più “Divine Heresy” di Cazares non prenda il sopravvento, e che l’entrata di Hoglan in formazione non sia solo una comparsata temporanea.
Setlist: Mechanize – Shock – Edgecrusher – Smasher/Devourer – Industrial Discipline – Acres Of Skin – Linchpin – Powershifter – Fear Campaign – Martyr – Christploitation – Resurrection – Final Exit
Encore: Demanufacture – Self Bias Resistor – Zero Signal – H-K (Hunter-Killer) – Replica
Nicolò Barovier