Molti sono rimasti sconvolti, appena messo piede nel locale, dall’impatto del brutal death dei Misery Index, quartetto americano davvero pazzesco per precisione esecutiva e potenza sonora. Quasi quaranta minuti di growl con addirittura un bass pedal disintegrato dall’allucinante drummer Adam Jarvis. L’attesa per i Fear Factory era veramente tanta. L’ultimo platter “Transgression” ha lasciato interdetti i fans, si aspettava quindi una risposta forte e decisa on stage dagli statunitensi. Questa è arrivata senza farsi attendere. La dimostrazione che l’ultimo disco non ha convinto si è avuta durante l’esecuzione dei brani contenuti appunto nel cd, il pubblico ha seguito quasi in silenzio l’esecuzione, scatenandosi solo sull’opener “540000 Fahrenheit”. I Factory però sanno di poter contare su un lotto di tracks formidabili, capaci di accontentare qualsiasi fan. Quindi ecco una serie violenta di hits storiche quali le prime tre tracce di “Demanufacture”, “Shock” ed “Edge Crusher” proposte di fila per la gioia dell’audience. Da lì in poi il concerto è decisamente decollato, mettendo in evidenza la perfetta sincronia con la quale la Fabbrica della Paura si muove. Purtroppo l’unica nota negativa è stata rappresentata dal frontman Burton C. Bell, autore di una prova altalenante, in cui ha sofferto sopratttutto le parti pulite. Bell si è parzialmente rifatto coinvolgendo moltissimo la platea e ringraziando a più riprese i fans, galvanizzati a cantare ad alta voce fino al mega hit “Replica”.
Setlist: 540000 Fahrenheit – Transgression – Slave Labor – Demanufacture – Self Bias Resistor – Zero Signal – Shock – Edge Crusher – Descent – Martyr – Drones – Contagion – Pisschrist – Linchpin – Acres of Skin – Cyberwaste – Archetype – Replica – Timelessness.