Il 5 di Ottobre, durante la tradizionale processione di fronte alla chiesa di Santa Maria Liberatrice nel cuore di Testaccio (quartiere romanissimo e romanista), si è tenuto un magnifico concerto gratuito del Maestro Franco Califano, ultimo autentico Poeta della tradizione romana.
Lo spettacolo è iniziato con la struggente "Me 'nnammoro de te", il parlato iniziale della canzone è stata l'unica cosa in grado di placare, anche se per poco, gli entusiasmi generali, iniziano poi le note ed il Califfo sciorina frasi struggenti: "Me 'nnammoro de te/ se no che vita è/ lo faccio 'n po' pe' rabbia/ un po' pe' nun sta solo/ come sta solo 'n omo nella nebbia/ perché nun po' parlà manco cor cielo…".
Seguono poi altri brani storici, che si posizionano senza dubbio al vertice della produzione del Maestro, i quali ci regalano altre magnifiche e poetiche confessioni, come in "Io nun piango"che inizia con i versi: "Io nun piango pe' qualcuno che mòre/ nun l'ho fatto manco pe' 'n genitore/ che morenno m'ha isegnato a pensare/ nun lo faccio per un artro che mòre./ Io nun piango quanno scoppia la guera/ er coraggio de' l'eroi stesi in tera/ io lo premio co du' fiori de serra…/ Io piango quanno casco ne lo sguardo/ de 'n cane vagabondo, perché/ ce somijamo in modo assurdo/ sèmo due soli ar mondo…".
Trovano ancora spazio le bellissime "La mia libertà", accolta da un pubblico in delirio, e "L'ultimo amico va via" prima che il Califfo ci delizi con un medley di canzoni delle quali può vantarsi autore, ma scritte per essere cantate da altri grandissimi della musica italiana: sto parlando di pezzi come "E la chiamano estate" (cantata da Bruno Martino che ne è anche coautore), "Una ragione di più" e "La musica è finita" (per Ornella Vanoni), "Un grande amore e niente più" (per Peppino di Capri) e "Un'estate fa" (traduzione di un brano del francese Michel Fugain).
Chiudono il concerto "Bimba mia", la nuova "Un tempo piccolo" (brano cantato anche dai Tiromancino), il divertentissimo monologo "Disperati pensieri di un impotente", il cui protagonista è un attempato impotente che per non rinunciare al sesso si da all'omosessualità perché "er culo nun tradisce", la canzone "Minuetto" resa celebre dalla mai troppo rimpianta Mia Martini e l'immancabile e storica "Tutto il resto è noia…", perla d'esistenzialismo.
Che dire, oggi questo personaggio e conseguentemente questo tipo di eventi vengono presi molto sotto gamba se non ridicolizzati poiché ritenuti estranei all'arte colta se non addirittura anti-culturali, effettivamente è giusto non prenderli troppo sul serio e lo stesso Califano "smorza" di continuo l'atmosfera creata dalla serietà dei suoi testi con uscite spassose (ad esempio al terzo brano una signora si alza dalla sedia e lui pronto se ne esce con un "Aoh, ma che già te sei rotta li cojoni!?") perché comunque si tratta di cultura "popolare" e "romana", ma non bisogna assolutamente confondere un concerto come questo (tra l'altro in una location adatta come questa di Testaccio) con uno spettacolo di cabaret di terzo ordine: Califano ha scritto una delle pagine più belle della poesia romana, è stato insignito di laurea honoris causa in Filosofia dall'Università di New York e soprattutto non verrà mai dimenticato dalla sua gente che lo ama e lo considera come merita.
P.B.