Gennaro Cosmo Parlato – Teatro Ciak, Milano 4 marzo 2006

Gennaro Cosmo Parlato propone la sua personale rivisitazione degli anni ’80 in questo spettacolo teatrale a metà strada tra il concerto, il cabaret e il musical.
Il colpo d’occhio è notevole: sulla sinistra un trio di cantanti lirici agghindati in pompa magna; sulla destra un divano dove si siedono i ‘trasformisti’, a cui Gennaro si rivolge affettuosamente come ‘ragazze’, tre checche da avanspettacolo che giocano con mille travestimenti; sullo sfondo i musicisti, defilati ma fondamentali; e al centro lui, in frac, cilindro e trucco da teatro giapponese.
E le promesse vengono mantenute: tra un brano e l’altro sono i tre travestiti a legare con brevi sketch un brano all’altro, ma ovviamente al centro c’è la brillante rilettura della musica leggera degli anni ’80 e soprattutto lui, Gennaro Cosmo Parlato, con la sua eccezionale voce e le sue notevoli capacità interpretative, anche a livello di mimica.
Anche i costumi hanno una grossa importanza, con i trasformisti che passano dalla tenuta da marinaretto a quella di signora da bordello, da quella di suora fino a quello da dama cinese che introduce la medesima mise anche per il protagonista, che per il resto rimane fedele al frac d’ordinanza.
Vengono riproposti fedelmente i brani di “Che C’è Di Strano?”, ma c’è spazio anche per una splendida ‘Video Killed The Radio Stars’ fatta a cappella dai tre lirici, e per “Out There On My Own” fatta dai trasformisti.
La dimensione live è perfetta per il tipo di operazione, tutti conoscono i brani e possono godere del lavoro notevole di rilettura e arrangiamento operato; lo spettacolo è oliato e tutto scorre ligio, anche se a volte il teatro sta un po’ stretto per dei brani che sarebbero da cantare a squarciagola come “Maledetta Primavera” o “Non Succederà Più”, mentre “Ninna Nanna” risulta veramente toccante e commovente. Uno spettacolo davvero divertente e curato in ogni suo aspetto, che ci regala un interprete davvero unico nel suo sapere giocare tra mille toni diversi, tra lirica e falsetto, con atteggiamenti da diva anni ’30 assunti con una costante ironia che conquista. Il tutto legato con una lettura scanzonata e allegra dell’omosessualità che per la durata dello spettacolo funziona, convince e affascina, riportando a icone del genere come il dottor Frank’n’further o Hedwig.

S.R.

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