Nessuno ha fatto fiasco, oggi in quella che poteva apparire una giornata deboluccia si è in realtà rivelata eccezionale grazie ai gruppi che hanno suonato ad altissimi livelli sin dall’apertura dei cancelli. Fratello Metallo ha presentato alcuni brani del suo imminente album da studio, carico come sempre, ha destato qualche perplessità il bombardamento mediatico che sta accompagnando questo debut, ci riserviamo di trarre conclusioni più dettagliate quando saremo in sede di recensione. Gli Enslaved hanno ufficialmente dato fuoco alle polveri e nonostante la temperatura disumana i convenuti si sono lasciati coinvolgere dalla proposta dei norvegesi. Quindi John Tardy ha preso possesso dello stage col consueto carisma, nonostante i brani degli ultimi dischi non possano reggere il confronto con una “Chopped In Half” qualsiasi. Gli Obituary hanno aperto la strada ai Morbid Angel mentre il cielo fortunatamente si copriva senza riversare catinate d’acqua sugli astanti. Poco da dire sulla band di Trey e del rientrante Dave Vincent, grande attitudine e carisma per una delle leggende in campo estremo. La platea risponde con una sequela di mazzate nelle prime file che lasciano sul campo anche delle scarpe…l’apoteosi avviene con “Where The Slime Lives”, uno dei loro pezzi migliori.
Arriva quindi il turno di Malmsteen, che a differenza del 2005 mette tutti d’accordo con una setlist d’impatto in cui gli interventi di Tim Owens risultano efficaci. Proprio l’ex vocalist di Priest e Iced Earth si trova a suo agio in una situazione che non prevede eccessive attenzioni sul suo ruolo, d’altra parte la sua abilità è indiscutibile, mentre la sua ‘colpa’ è sempre stata quella di occupare microfoni troppo particolari e fondamentali nell’economia delle band di cui ha fatto parte.
Parlando di mettere d’accordo la gente, possiamo affermare che gli Iced Earth con il ritrovato Barlow hanno conquistato tutti, una grandissima band finalmente compatta e caricata a mille da un grande vocalist che ha riabbracciato la via della musica. Schaffer e il suo braccio bionico non hanno dato tregua sin dalle prime battute, ottime le versioni di “Violate”, “The Coming Curse” e “Pure Evil”. Bentornati!
I Judas Priest sono delle icone di questa musica e questo è un dato di fatto. Solo per il fatto di essere ancora on stage alla loro veneranda età meritano il nostro rispetto e la nostra gratitudine. E’ impossibile però non notare che anhe in questa occasione l’anagrafica si è fatta sentire, e Rob Halford in primis è uscito abbastanza malconcio dal confronto con alcuni pezzi storici, che sono stati rivisitati oppure interpretati malino (su tutti ha lasciato interdetti la versione simil black metal di Painkiller). Complessivamente il gruppo non ha demeritato e in prospettiva il nuovo “Nostradamus” potrebbe essere suonato nei teatri, la setlist è stata originale e il pubblico ha comunque apprezzato. Si chiude un’edizione tutto sommato buona, che ha visto grandi ritorni, ottime conferme e qualche sorpresa; per l’anno prossimo chiediamo solo un po’ d’ombra in più all’interno della zona concerti, in ogni modo il trend che vuole in continua espansione il Gods Of Metal anche presso i fans esteri è stato confermato ancora una volta.
JUdas Priest Setlist: Prophecy, Metal Gods, Eat Me Alive, Between The Hammer And The Anvil, Devil’s Child, Breaking The Law, Hell Patrol, Messenger Of Death, Dissident Aggressor, Angel, The Hellion, Electric Eye, Rock Hard Ride Free, Sinner, (nekro)Painkiller, Hell Bent For Leather, Green Manalishi, You’ve Got Another Thing Comin’.