Un teatro sulle sponde del Tamigi, la classica malinconica pioggia londinese a bagnare i presenti e la consapevolezza di trovarsi ad un evento atteso per troppo tempo: questa la cornice cui ci troviamo di fronte all’ingresso della Royal Festival Hall per una delle reunion più attese degli ultimi anni.
I Grant Lee Buffalo non tornavano nel Regno Unito da quattordici anni e l’entusiasmo del pubblico ha reso bene l’idea di quanta voglia ci fosse di riascoltare una delle band migliori di un decennio, gli anni novanta, che vide un picco d’ispirazione di tale intensità da avvicinarsi a quello tra la metà degli anni sessanta e il decennio successivo. Nessun nuovo album, nessun tour mondiale in previsione, ma una semplice manciata di date in giro per il mondo per tornare a divertirsi e per rivivere le sensazioni di un tempo, senza il peso delle pressioni che portarono allo scioglimento dopo l’ingaggio da parte di una major. Altri tempi, che però paiono passare in un lampo all’attacco di “The Shining Hour”, brano che apriva anche “Fuzzy”, l’album che fece conoscere al mondo il talento compositivo di Grant Lee Philips.
Già dal soundcheck si era capito che proprio l’album di debutto ed il successivo “Mighty Joe Moon” avrebbero ricoperto il ruolo di padroni della serata e, probabilmente, non avrebbe potuto essere diversamente: non che i due album successivi fossero da scartare, ma di certo i dissidi interni avevano minato la magia delle prime produzioni. In particolare il secondo album, quello della consacrazione su scala mondiale, può essere annoverato tra i lavori migliori di quel decennio, insieme a pietre miliari quali “Ten” dei Pearl Jam o “Nevermind” dei Nirvana, senza che nessuno si scandalizzi. Brani come “Lady Godiva And Me” o “Mockingbirds”, per non parlare di “Sing Along”, hanno mantenuta intatta la carica malinconica di allora, senza perdere un briciolo della loro poesia. Così come “Lone Star Song”, cavalcata elettrica alla Neil Young posta alla fine dello show, il cui testo mette i brividi oggi come ai tempi della pubblicazione. Alla fine della serata i pezzi tratti dai due dischi si equivarranno, per la gioia dei presenti che però concluderanno lo show invocando a gran voce “Rock Of Ages”.
D’altronde la cosa che sappiamo fare meglio è crearci rimpianti.
Setlist:
The Shining Light – Wish You Well – Jupiter and Teardrop – Demon Called Deception – Lady Godiva and Me -Soft Wolf Tread – Stars n’ Stripes – Bethlehem Steel – Honey Don’t Think – Mockingbirds – Happiness – Sing Along – Drag – America Snoring – Fuzzy
Encore:
The Hook – Homespun – Mighty Joe Moon – Lone Star Song
Luca Garrò