Heineken Jammin’ Festival 2006 day 2 – Autodromo, Imola (Bologna) 17 giugno 2006

Saranno dei venduti, avranno fatto sparate insensate e idiote, hanno tenuto atteggiamenti ridicoli verso determinate situazioni, hanno inciso dischi semplicemente brutti e avranno (se proprio volete) tradito la sacra fede del metallo.

Il problema però è che i Metallica sono tuttora senza pochi dubbi la più grande metal band on stage. Nonostante siano passati tanti anni, nonostante si sia rischiato lo split nemmeno un lustro fa, nonostante ci sono molte altre band storiche e altre promettenti che dal vivo fanno faville, pochissimi possono permettersi di mettere in piedi due ore e mezza di concerto suonato con intensità costante e senza mai un calo di coinvolgimento. Ok, Lars fa sempre gli stessi passaggi, Jaimz a volte stecca, Kirk non si ricorda i vecchi assoli e Rob è storto a muoversi. Opinioni per carità, non sono più ovviamente i cicloni visti negli 80ies, ma è un dato di fatto che il livello (altissimo) di professionalità e di spettacolo in termini globali che questi quattro signori mettono in piedi nel 2006, è qualcosa di oggettivo. L’ennesima riprova si è avuta all’Heineken Jammin’ Fest di Imola il 17 giugno 2006. Dopo una pallosa Italia-States (secondo tempo deprimente, primo combattuto ma troppi calci e poco calcio, ndr) “Creeping Death” ha squassato l’abbondante platea dell’Autodromo Ferrari. La reazione del primo pit davanti allo stage sono euforiche, si poga, ma non nella maniera malata e distruttiva del 2003 (lì in effetti aspettavamo i ‘Tallica da quattro anni) e si canta a memoria tutto, pure gli assoli, tanto che Hetfield resta davvero sconvolto dai chorus che partono senza bisogno di input da parte della band. Ulrich è in palla, sbaglia poco e si diverte con filler sì poco vari ma tremendamente efficaci, torturando spesso la sua doppia cassa con l’Iron Cobra come non faceva da tempo. Hammett corre e infila un solo dietro l’altro e Rob Trujillo macina note su note, culminando la propria esibizione quando più in là verrà riproposta “Orion”. Questo rapido tour europeo dei Metallica è l’occasione per fare gli auguri di compleanno a “Master Of Puppets”, pietra miliare della musica heavy datato 1986. Oltre a ciò, il regalo che i Metallica fanno ai propri fans è quello di riproporre per intero il platter, comprese gemme quali “Disposable Herpes”, “Leper Messiah” e la già citata “Orion”. Nel finale si rivedono finalmente anche in Italia esplosioni artificiali e fiammate scenografiche, che accompagnano “One” e l’inno “Enter Sandman”. Concerto pazzesco, ma forse l’avevamo già detto.

Parlando dell’Heineken in generale, possiamo dire che l’organizzazione, per quanto riguarda accoglienza, facilitazioni, materiale e strutture messe a disposizione di stampa e simili, è assolutamente stabile al primo posto nella classifica italiana dei festival. Il pubblico invece ha avuto da ridire sul catering (ma questo in Italia è un problema arcinoto) e si è diviso sulla gestione dell’acqua data ai convenuti per evitare il collasso. Diviso perché vista la quantità di bottiglie volate sul palco dei Living Things e i sacchetti che rimbalzavano da un pit all’altro c’è da chiedersi effettivamente quanto la platea italica sia effettivamente meritevole di attenzione riguardo le lamentele. Come si dice in politica, ogni paese ha i rappresentanti che si merita, di conseguenza, i fans della musica hanno security, organizzazione e quant’altro vi pare appropriato che si meritano. Chiudendo subito la polemica (che magari riapriremo in termini di editoriale, chissà, ndr) diciamo che i Trivium c’hanno lasciato un po’ così. Pestare pestano, il fatto è che Matt Heafy, singer, fa troppa fatica a reggere il passaggio growl cattivissimo malvagissimo-ritornellone mieloso spensierato che ha fatto la fortuna di un certo metalcore. Da rivedere comunque, perché il potenziale la band ce l’ha. I Lacuna Coil suonano un’oretta in modo onesto, senza spendere troppe energie per la platea italiana, da sempre ingenerosa contro quelle band nazionali che ottengono successo all’estero o, nel loro caso, fanno proprio il botto grazie alle proprie capacità e a un accurata analisi commercial-strutturale della tendenza del mercato nel momento dello scoppio. Poco da dire, hanno ragione loro, tranne quando sparano messaggi quali “Scusate se parliamo con un accento strano, ma dopo tanto tempo in America ci siamo disabituati”. Suonare e parlare meno. Bravi comunque. Gli Avenged Sevenfold sono il classico gruppo del momento che t’aspetti da Kerrang!, potenti e impostati, lasciano indispettiti con i loro refrain ipermelodici inseriti in linee aggressive che però non hanno nulla a che fare col metalcore di cui sopra. In ogni modo, in maniera più snella ovviamente, riescono a rendere bene i brani del buon “City Of Evil”, la cover di “Walk” esalta rendendo omaggio a Darrell e nel complesso la loro performance è buona. Per i The Darkness invece niente di nuovo, ennesima conferma di una rodata hard rock band che ha nelle proprie mani un futuro ricco di soddisfazioni. Le composizioni immediate che devono tutto a gente tipo Ac/Dc e Queen, colgono nel segno e “One Way Ticket To Hell” è sicuramente una delle hits del passato 2005. Quindi partita e Metallica, ma di questo abbiamo già parlato. Ah, i Metallica hanno proposto un nuovo brano che sarà sul nuovo disco di inediti, presumibilmente sul mercato nel 2007. Però questo non interessa a nessuno. O quasi. Diciamo che non si è capito molto, a parte la doppia cassa di Lars qua e là e una manciata di riffs niente male; la linea vocale del pezzo invece ha fatto ridere, ma questi giudizi sono quantomeno affrettati e da rivedere dopo un ascolto diverso del pezzo proposto.

Metallica setlist: Creeping Death – Fuel – Wherever I May Roam – (new song) – The Unforgiven – Battery – Master Of Puppets – The Thing That Should Not Be – Welcome Home (Sanitarium) – Disposable Heroes – Leper Messiah – Orion – Damage, Inc. – Sad But True – Nothing Else Matters – One – Enter Sandman – Last Caress – Seek And Destroy

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