Home Festival 2016, foto e report del terzo giorno con Eagles Of Death Metal, Martin Garrix e molti altri

home-festival-day-three-foto-concerto-treviso-3-settembre-2016-01E anche il terzo giorno di Home Festival è andato e oggi si riposa, anzi no, ci manca la domenica!
Grande giornata il sabato del villaggio musicale trevigiano, con musica diversificata e agli antipodi, giusto per soddisfare tutti i tipi di palato. E noi ovviamente c’eravamo, con tutto il nostro entusiasmo e gli integratori nello zainetto.

La scaletta vede il main stage diventare la rap-home della giornata mentre sui set limitrofi si può ascoltare dall’hard rock all’heavy, dalla sperimentazione alle cover, il tutto in attesa della serata all’insegna della club di Alicante e della house poliedrica di Martin Garrix.
Sul palco del primo pomeriggio, ad affrontare il sole a picchetto, Fred De Palma porta il suo set e i successi dell’ultimo lavoro “BoyFred” aprendo le danze e lasciando poi il testimone a Gemitaiz. Le tracce del suo ultimo lavoro “Nonostante tutto” nel parterre le cantano tutti, tanto da farmi capire quanto seguito abbia il rapper romano che si avvale di una band stra-cazzuta ad accompagnarlo.

La temperatura sale e già sulle ultime note dei suoi brani la gente inizia a rumoreggiare e l’attesa per Salmo e Fabri Fibra diventa palpabile. Io però faccio una deviazione e mi rintano nel padiglione Tent dove devo sfamare la mia fame di rock: a presidiare vi sono gli inglesi While She Sleeps e il loro urlo metalcore ha già radunato qualche centinaio di persone pronte a darsi al pogo e al circle senza riserve.
Si alza un polverone nel tendone, gli addetti al beveraggio infilano delle mascherine e io inizio già a sudare fango. Andiamo bene…

Mi rinfresco con la birretta d’ordinanza e torno al parterre passando davanti alla Grande V: lo stage è ancora vuoto, ma riecheggia ancora della voce graffiante di Arianna Antinori, che oltre a coverizzare Janes Joplin dadddio ha offerto anche pezzi propri come “Shut Up” e “I Give”, che mi han lasciato tanta voglia di sentire il suo album omonimo. Sontuosa.
La folla nel frattempo è aumentata e tutti attendono di festeggiare con Fabri Fibra il decennale del suo sodalizio con una major, occasione per riascoltare alcuni brani della scorsa decade e accorgersi oltre che della loro incontaminata freschezza anche del segno che hanno lasciato, spalancando all’artista le porte del successo odierno, ottenuto senza la fissa del raggiungerlo.

Parte quindi un’ora di set a rime sciolte e taglienti in cui la folla si fa trascinare dalle basi inanellate a sostegno della voce di Fabrizio: “Su le mani”, “E la Pula bussò”, “Rompiti il collo” ci riportano ai tempi dell’album “Tradimento” passando poi per “Panico”, “Bugiardo” e “Vip in trip” e le tracce più recenti a chiudere il tour del rapper di Senigallia.

Via il decano delle rime e già la folla inneggia a Salmo, ma bisogna attendere un po’ e io intanto mi cucco gli Enter Shikari, alfieri del metal britannico di qualità, che freschi dell’uscita del singolo “Redshift” portano il loro rock contaminato e sperimentale ma dal tiro pazzesco nel polveroso tendone che ormai ho eletto a mia location preferita. Pogo, urla e fisicità fanno ancora da padroni nella folla a bordo palco. E stavolta sono in tanti, ma si capisce che in molti non si scolleranno da lì perché in realtà attendono gli Eagles of Death Metal di Jesse Hughes, e l’attesa sarà ben ripagata. Garage e hard rock si fondono, i presenti sbavano, le ragazze smaniano e Hughes sul palco fa il mattatore trascinando la band americana verso uno scrosciante applauso a fine esibizione.

Tutti contenti e felici, alcuni lasciano l’Home per tornare a casa propria: la fatica si fa sentire, specialmente per chi ha vissuto questo live intensamente e in full immersion.
Ma per pochi che se ne vanno c’è una marea montante in arrivo per ubriacarsi di elettronica, tecno e club: sul palco principale partono i botti, si sprigionano fiammate e fumo che neanche al Gods of Metal e sul palco viene issata la consolle di Martin Garrix. Scoppia il delirio e la frenesia del popolo della notte, venuto a scatenarsi in un immenso dancefloor. Luci, volume e delirio collettivo accolgono e accompagnano l’esibizione del dj olandese.

Contemporaneamente accompagnano me all’auto. Anche per oggi ho dato.
Dimenticavo…

Salmo. Il rapper di Olbia ha portato il suo crossover sul palco prima degli artisti dell’elettronica, ma si può dire che la vera folla l’avesse radunata lui: dico “radunata” perché come si può ben intuire la gente della notte si è poi sparpagliata su tutti gli spazi dell’ HF, che per ballare ogni centimetro quadrato è buono, mentre potremmo dire che quella del rapper sia stata l’ultima esibizione con un frontman vero, capace di catalizzare l’attenzione e trascinare il pubblico. Hellvisback.
Con buona pace dell’ Elvis gonfiabile e grassoccio appollaiato sugli stand della salsiccia…

Testo di Cristian Jonoch. Foto di Nicola Lucchetta.

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