E siamo arrivati al giro di boa del secondo giorno ufficiale dell’HF: il giorno dei Prodigy. Difficile non etichettare questa serata come un immenso rave, vista la folla oceanica richiamata dall’esibizione del gruppo icona del big beat anni novanta. Ma andiamo con ordine…
Arrivo un po’ lungo e mi perdo a causa del traffico alcuni open act, ma almeno mi godo la performance de Il teatro degli Orrori, alfieri del rock alternativo italiano da ormai un decennio e ispiratissimi in una carrellata dei loro maggiori successi. Niente di nuovo da portare live, ma la solita carica di teatralità e la voce di Capovilla bastano a imporsi nel tardo pomeriggio sulla prima folla radunatasi sotto il main stage. Prima folla, niente a che vedere con quando avrei visto dopo le 22:00.
Mi allontano dal parterre ormai vuoto e mi rifugio nel tendone del Circus dove i Wardogs oltre al tributo ai Ramones di cui sono coverband ufficiale, tributano un omaggio anche a Lemmy dei Motörhead. Contemporaneamente su un altro palco ci sono gli Après la classe, band leccese dalle sonorità dub-rock che mi incuriosisce per cui mollo i punkettari e dedico un ascolto al gruppo italiano mentre sul parterre principale inizia ad aumentare la folla in arrivo per lo show di Alborosie.
Inutile dire che si inizia a respirare reggae, anche fisicamente. La gente lo adora e lo balla. Le ragazze ondeggiano e si dimenano. Spettacolo per le orecchie e per gli occhi, ma anche se lo Shengen Clan ci sa fare e parecchio, io mi apparto in uno stage secondario per vedere e ascoltare Dub FX e i suoi virtuosismi. Benjamin Stanford porta dalla sua Australia le sue doti di beat boxer e cantante e ammalia i presenti con una esibizione dub-reggae-hip hop di circa un’ora. Pazzesco. Vederlo per credere cosa riesce a produrre senza strumenti e come lo assembla con la sua pedaliera. Si, ok… poi ha anche due strumentisti bravissimi alle spalle, ma l’attenzione e gli applausi li strappa tutti lui solo.
Guardo l’orologio: prima dei Prodigy ho tempo per andarmi a vedere il live dei Rumatera, sudare con loro nell’asfissiante stage del Circus, divertirmi un sacco e quindi accorgermi che è ora di sgomitare per trovarmi un posto in quella che fuori è una marea montante di persone. Era quello che volevano gli organizzatori e si vede che l’HF è ormai una macchina da competizione: nessuna sbandata organizzativa o logistica, tutto funziona e anche il deflusso di quel marasma di persone viene gestito alla grande (si ok, qualche disagio è normale con tale affluenza, ma il nostro Festival ha veramente dietro una struttura di prim’ordine).
Tanto fumo sul palco e poi poche note ed è subito un’orgia di elettronica che invade il main stage, il parterre, e tutta la zona circostante: anche le bancarelle e gli stage secondari risentono dell’onda sonora generata dall’apertura dei Prodigy che danno alla gente ciò che è venuta a prendersi: una dose massiccia di energia che viaggia sul confine fra elettronica, rock e breakbrat. Un’orgia musicale.
Una goduria totale. L’apoteosi di questo secondo giorno all’HF!
>>Leggi qui il report in dettaglio del concerto dei Prodigy
Testo di Christian Jonoch, foto di Nicola Lucchetta