Per iniziare a parlare del Day 2 di Home Festival 2018 si deve partire da un concetto: la giornata del venerdì è stata una sorta di Operazione Nostalgia di fine Anni Novanta, con nella parte altissima del bill quattro nomi che sono stati tra i top player della musica in Italia, all’estero e nella loro nicchia in quel preciso arco temporale. Incubus e Prodigy sono stati i nomi dal successo più trasversale, la reunion-evento dei Prozac+ riporta sui palchi per l’ultima volta un gruppo che andò fortissimo in Italia e il guru della drum n bass britannica Roni Size, che nel 1997 vinse a sorpresa un Mercury Prize e qui si è reso protagonista di un DJ Set che ha portato il mood dell’elettronica UK di quegli anni, quasi a voler completare il discorso iniziato dai rave rocker dell’Essex poche ore prima.
Il concerto dei Prodigy non è stato molto diverso rispetto a quello di due anni fa, sempre qui ad Home Festival, con le uniche differenze di un nuovo singolo in canna, quella “Need Some1” che è il primo estratto dall’imminente nuovo album “No Tourists”, e un breve omaggio a Roni Size che avrebbe suonato di lì a poco. Ciò non significa che Liam Howlett e soci siano stati autori di uno show deludente: i Prodigy sono un gruppo garanzia di qualità anche se l’ultimo studio album “The Day Is My Enemy” risale a ben quattro anni fa. E, proprio come nel 2016, il trio dimostra di credere ancora fortissimo negli ultimi due studio album, che sono l’architrave attorno al quale gira tutto il loro concerto, come se lo show di Treviso fosse inserito in un tour di supporto lungo due anni.
Non mancano i classiconi da “The fat of the land” (e il boato sull’iniziale “Breathe” fa capire quanto questo pezzo sia un capolavoro ancora oggi) e anche quella “Voodoo people”, riproposta nel riarrangiamento dei Pendulum in un raro caso di cover riuscita meglio dell’originale. Una cosa emerge dallo show dei Prodigy: che i componenti del trio presi singolarmente se va bene sono imbarazzanti (in pochi si ricordano la parentesi solista trascurabile di Keith Flint nel 2003), ma messi assieme sono stati, sono e rimarranno una delle migliori live band in circolazione.
Chiaroscuro invece dal fronte Incubus, che ad Home Festival sono stati protagonisti dell’unica data italiana di supporto al loro ultimo disco “8”, anche se di fatto è stato ignorato a causa del contesto festivaliero. L’ombra arriva principalmente dal fronte Brandon Boyd: il cantante, non nascondiamolo e lo dico da fan, non è mai stato una cima dal punto di vista vocale ma comunque un ottimo interprete dei brani della band. Sarà stata una giornata no o l’arrivo di una fase calante, ma la sua performance canora non è stata delle più esaltanti, partendo piuttosto male sull’iniziale “Privilege” ma ridirezionandosi in uno show di mestiere, senza guizzi ma senza neanche clamorosi svarioni, già dalla successiva “Anna Molly”, uno dei pezzi simbolo del loro repertorio.
Boyd resta comunque uno dei frontman più carismatici ed affascinanti dell’alternative rock “da classifica” e negli anni ha dimostrato di saper tenere le redini del palco in maniera egregia, destreggiandosi durante lo show anche alle percussioni, come ad esempio il djembe. Musicalmente parliamo di una band di autentici professionisti, capace di passare da un esordio nel quale sperimentavano tra rock e funk ad un rock che, pur essendo di più ampio respiro a livello di pubblico, rimane comunque di qualità.
Il terzo evento della serata è la reunion dei Prozac+, in quello che è il secondo show del 2018 e, come più volte annunciato, l’ultimo della loro carriera. L’importanza del concerto, iniziato poco dopo mezzanotte, è tangibile già da una decina di minuti prima dell’inizio, con il tendone del Sun68 Stage che inizia a riempirsi con il concerto dei Prodigy ancora in corso. Attesa altissima quindi, per un happening (sì, perché di fatto lo è stato) sul quale nessuno avrebbe scommesso un euro, non solo sulla realizzazione ma anche sulla qualità dell’esibizione. Sì, perché Eva Poles, GianMaria Accusani e Elisabetta Imelio hanno messo in chiaro fin dalle prime battute che le intenzioni erano genuine e non dettate dal monetizzare un anniversario o una reunion che non sarebbe avvenuta in questa vita; niente di studiato a tavolino, ma un ritrovo di amici che si sentono praticamente ogni giorno.
Il calendario dice 2018 ma di fatto per un’ora si è respirata l’aria del 2004, anno di uscita di “Gioia nera” e ultimo tour del gruppo prima dello scioglimento. L’esibizione di Home Festival non è stata una marchettata con la riproposizione di “AcidoAcida” per intero, cosa fatta ormai da molti artisti, ma un voler riportare indietro le lancette di quasi tre lustri. Non c’è spazio solo per la acclamata “Acida”, il loro singolo più famoso, o per altre tracce sempre estratte da quel disco come “GM”, “Piove”, “Ho raccontato che” o “Betty tossica”, ma anche per altre canzoni dalle altre fatiche discografiche. “Sono un’immondizia” è un’amara power ballad, “Angelo” rimane uno dei pezzi più riusciti del loro repertorio e “Un minuto per sempre”, proposta nella fase finale dello show, sembra voler mettere parola fine ad un importante capitolo delle vite dei musicisti, ma anche dei loro fan: anche se il trio ha dimostrato di avere ancora ottime cartucce da poter giocare e di divertirsi, con lo show di Treviso i pordenonesi hanno messo fine ad un capitolo delle proprie vite artistiche per non voler diventare la parodia di sé stessi.
Al di fuori di quelli che sono stati i concerti simbolo del Day 2, tante le esibizioni che si sono alternate nei vari palchi. L’inizio delle danze è stato dato da Jack Jaselli, il musicista milanese che ha portato sul Clipper Stage le sue canzoni che viaggiano tra la tradizione rock a stelle e strisce e il cantautorato tricolore, per l’occasione con un’intera band a suo supporto. Garanzia da parte dei Mellow Mood, band che ha già calcato negli anni il palco di Home Festival e che si conferma uno dei nomi di spicco in Italia nel genere reggae, ma anche dai Ministri, con la band di Federico Dragogna che torna a Home Festival per la quarta volta e che non più tardi di cinque mesi fa è stata protagonista di una serata all’Home Rock Bar.
La giornata di oggi inizia già dalle ore 16 e sarà un vero melting pot tra hip hop, musica indipendente ed elettronica: oltre ai nomi seguiti del rap come Nitro, Dark Polo Gang, Quentin40 e Rkomi, sui palchi di Home Festival si alterneranno anche artisti come Afrojack, Eric Prydz e Ackeejuice Rockers ma anche Carl Brave x Franco 126 ed episodi che desteranno sicuramente la curiosità di molti come Elettra Lamborghini e Myss Keta.
Nicola Lucchetta, foto di Martina Barbon