Hozier, le foto e il report del concerto al Pistoia Blues del 7 luglio 2015

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Il 7 luglio 2015 Hozier si esibisce al Pistoia Blues per il suo primo concerto in assoluto in Italia, nel terzo appuntamento di questa edizione della storica rassegna toscana. La hit “Take Me to Church“, grazie al suo forte messaggio, sottolineato anche dal videoclip, è stata un cavallo di Troia che ha diffuso nel mondo il suo talento e le grandi capacità di composizione e di scrittura dei testi, evidenti nell’eponimo album d’esordio, caratterizzato da una sapiente miscela di indie rock e generi più tradizionali, come il soul e il blues. La curiosità di fronte a questo suo primo live italiano è dunque forte, e non bisogna stupirsi se il pubblico non è composto soltanto da giovanissimi (che sono comunque in larga maggioranza).

Non ci sono opening act e Hozier sale sul palco poco dopo le 22 assieme alla sua band, che è forte anche di due coriste e di una violoncellista. “Angel of Small Death and the Codeine Scene” è il brano di apertura e fa decollare immediatamente l’entusiasmo, tanto che il pubblico, disposto inizialmente sulle sedie, a neanche metà canzone si alza in piedi e si avvicina al palco.

L’inizio è una successione di singoli e altri brani molto diretti e l’impatto sonoro è davvero efficace, sia per quanto riguarda la parte vocale che per quella strumentale; l’atteggiamento del cantautore è minimalista, quasi riservato, ma in questo contesto non si sente bisogno di un animale da palcoscenico alla Springsteen, e infatti probabilmente nessuno tra i presenti se ne lamenta.

A metà esibizione la band abbandona il palco e Hozier esegue la dolce “In a Week”, accompagnato dalla sola chitarra e con la violoncellista Alana Henderson a fare da seconda voce solista, confezionando uno dei momenti più emozionanti della serata; poi, questa volta totalmente da solo, si lancia in una bella cover di “Illinois Blues”, pezzo fondamentale della storia del blues scritto da Skip James, che in sede di presentazione del brano indica come una delle sue maggiori influenze.

Dopo questa parentesi più confidenziale il concerto riparte a tutta e si lancia verso il momento più atteso, ovvero quello della pluridecorata “Take Me To Church”, eseguita in modo molto passionale, che trascina tutta la piazza. Nel picco più alto dell’esibizione arriva la pausa, molto breve, e al rientro il venticinquenne di Bray esegue da solo l’acustica “Cherry Wine”. L’encore si completa con una cover di “Problem” di Ariana Grande, eseguita “solo per divertimento” (così è stata introdotta), ma che oggettivamente oscura l’originale, e con una “Work Song” molto evocativa.

La prima italiana di Andre Hozier-Byrne (suo nome completo) è più che convincente: dal punto di vista musicale è stata rasentata la perfezione, il concerto ha visto il pubblico molto partecipe e soddisfatto. L’aspetto della presenza scenica è quello che dovrà essere affinato nei prossimi anni: non lo vedremo mai correre sul palco, urlare o compiere gesti eclatanti, ma in futuro per il livello delle sue esibizioni live potrebbe essere importante acquisire un po’ di malizia nella gestione dei concerti, che diventeranno più lunghi di quelli attuali (che sono di un’ora abbondante, ma nel suo caso, con un solo album in studio all’attivo, la breve durata non è un lato negativo).

Nei prossimi anni arriveranno le prove di maturità, sia in studio che dal vivo, e le premesse perché le superi ci sono tutte, ma intanto siamo di fronte a un giovane cantautore che ha pubblicato un bellissimo album d’esordio e lo sa proporre dal vivo in modo brillante.

Fotografie a cura di Mathias Marchioni

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