I Cani – Torino, 22 aprile 2016

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Raccolgono sold out in tutti i club d’Italia I Cani, e non fa eccezione l’Hiroshima Mon Amour di Torino, colmo fino al tutto esaurito il 22 aprile 2016 per l’unico concerto nel capoluogo piemontese del gruppo romano.

La band di Niccolò Contessa ha pubblicato a inizio anno il nuovo album “Aurora” e da diversi mesi sta portando anche sui palchi dei migliori club d’Italia le prove della propria crescita, già ampiamente riscontrata su disco.
Ne avevamo già parlato in occasione dello show all’Alcatraz di Milano: I Cani sono sempre più una band simbolo di questa generazione. Rispetto a quell’altro grande sold out di febbraio, anche l’unica piccola nota stonata è stata corretta. Infatti Niccolò pare aver ripreso in mano la situazione vocale, senza voler strafare e mantenendo sempre il controllo. Insomma, quel pizzico di spocchia che poteva sembrare un piccola ombra in avvicinamento in realtà è andato dileguandosi molto in fretta e quel che resta è un gruppo in grande forma, perfettamente calibrato per continuare l’ascesa verso il cuore musicale del proprio Paese.

I suoni sono ottimi, la band è carica, Contessa è preso benissimo. Pur essendo un frontman un po’ atipico, che non spicca certo per carisma, ha la capacità di catalizzare tutte le sensazione del parterre e manovrarle con le sue canzoni prese ponderatamente da tutti e tre i dischi pubblicati fino ad oggi.
“Aurora” fa il suo lavoro, e con “Non Finirà Mai”, “Questo Nostro Grande Amore”, “Protobodhisattva” (miglior impatto della serata?), “Sparire” e “Il Posto Più Freddo” chiude l’ennesimo lucchetto sui fan. Si canta, si balla,
si suda.

A Torino, in passato, hanno anche vissuto episodi live strani e difficili da catalogare, come la controversa partecipazione al Traffic Free Festival del 2014, quando ebbero sul palco come ospite Max Pezzali ma sembrarono loro gli ospiti. In un sorprendente “versus” in cui la proposta di immagine per la nuova generazione le ha un po’ prese dall’autoironia della generazione passata. Eppure qualcosa è scattato, magari in una fetta di pubblico più contenuta che oggi invece sarebbe in grado di riempire tre volte l’Hiroshima, pur dovendosi accontentare di una data sola e di un parterre stipato come poche altre volte. Quella che fu la fortuna degli 883 non è poi così lontana da quella de I Cani: tra un “bella zio”, Xanax e vegani, il trucco è sempre parlare al cuore dei destinatari e raccontagli quello che loro vorrebbero raccontare se ne avessero i mezzi.

Fotografie a cura di Andrea Marchetti

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