Tante, troppe, le polemiche che hanno preceduto questa prima data in Veneto del tour di supporto di “A sangue freddo”, nuova release del Teatro degli Orrori; troppi anche i controlli a tappeto da parte di Guardia di Finanza e Polizia dall’uscita dell’autostrada a pochi metri dal locale per una parte del pubblico. Non sono bastati questi ostacoli “psicologici” ad impedire un sold out che in pochi si aspettavano, ma che non era da escludere a priori: la giusta ricompensa per l’enorme lavoro fatto con il precedente disco, che ha portato i quattro in tour per quasi due anni in giro per l’Italia.
Dopo un dignitoso, a livello di tempo e di qualità della musica proposta, set dei Renè Basca & the Biscuits, band che fa il verso agli Offlaga Disco Pax a livello di testi, è il turno di Pierpaolo Capovilla e compagni, per circa 90 minuti di rock a cavallo tra cantautorato italiano e i Jesus Lizard, tra filosofia e fatti di cronaca quanto mai attuali (la vicenda di Ken Saro-Wiwa trattata sulla canzone “A sangue freddo”).
Una scaletta nella quale viene proposto praticamente tutto l’ultimo disco, con una manciata di brani pescati dal precedente “Dell’impero delle tenebre”, anche se ci sono state alcune clamorose esclusioni (“Carrarmatorock” in primis). Un entusiasmo costante, che ha accolto con un boato praticamente tutti i pezzi proposti dalla band, con un pcco di delirio durante la già citata “A sangue freddo”.
Ma parliamo del gruppo: pur essendo di fronte ad una delle prime date del tour, i Nostri ci hanno entusiasmato, mantenendo i buoni propositi del precedente giro. Siamo di fronte a quella che è una delle migliori band rock in ambito italiano, dal punto di vista del carisma e del “tiro” live; anche se la pulizia dei suoni non è mai stata il loro forte (e ci stupisce questo fatto, vista la presenza di Giulio “Ragno” Favero nella line-up), e la serata di Roncade lo ha confermato, il muro di suono del Teatro degli Orrori resta tra i top sulla piazza. Ottima sezione ritmica composta da Francesco Valente e lo stesso Giulio Favero, anche se quello che esce meglio dal punto di vista del carisma è il chitarrista Gionata Mirai, l’unico capace di rubare la scena in qualche momento al frontman.
Proprio lui, Pierpaolo Capovilla, colui che è croce e delizia della band: già visibilmente sbronzo ad inizio live, la sua performance vocale è stata la peggiore in assoluto nelle quattro volte che, dal 2007 in avanti, ho avuto l’onore di vederli. Mentre nelle parti parlate non ci sono grossi strafalcioni, è nel cantato che saltano fuori tutte le pecche, al punto che molto spesso Gionata e Giulio sono dovuti accorrere in supporto. Ma lui resta il Teatro degli Orrori, al punto che buona parte dei cori del pubblico erano diretti in suo onore. Lo stesso Pierpaolo però ci mette del suo, destreggiandosi più volte durante la serata nell’arte dello stage diving, cosa accolta con grande entusiasmo dal pubblico, che lo ha “trasportato” vicinissimo alla zona mixer.
Con “Die Zeit” cala il sipario sulla data trevigiana del Teatro. Uno show che sembrava nata male, soprattutto grazie ai veleni lanciati da giornali e classe politica nei giorni antecedenti. Critiche che però non hanno influito sull’affluenza: un pubblico numeroso e variegato, come età ed estrazione sociale (dal “bancario” in giacca e camicia alla “zecca” da centro sociale con i rasta). È questo il bello della musica: è lei a parlare, le critiche lasciano il tempo che trovano.
Setlist: Intro, Direzioni diverse, Il terzo mondo, Per nessuno, Mai dire mai, Vita mia, Dio mio, E lei venne, E’ colpa mia, Il turbamento della gelosia, Majakovkij, Padre nostro, A sangue freddo, Due, Compagna Teresa, La vita è breve, La canzone di Tom, Die Zeit
Nicola Lucchetta