Bello tornare al Tunnel a vedere un concerto. Peccato non ci siano i Dalek a Milano, come in tutto il resto del tour italiano degli Isis. Dopo lo schiacciasassi drone dei Transitional, salgono sul palco Aaron Turner (barbuto) e compagni.
Dieci anni di onorata carriera e un seguito di fan sempre più imponente. E infatti sono tornati ancora nel nostro Paese dopo l’estate con il loro concetto di musica pesante e pensante-sognante e forti dell’ultimo “Wavering Radiant” sulla Ipecac di Mike Patton. Adepti dell’epoca post-hardcore inaugurata dai Neurosis, Turner e compagni hanno dimostrato che dal vivo sono capaci di erigere una grandiosa macchina da guerra che sintetizzi la matrice più metal, con quella psichedelica, doom e post.
La scaletta dello show fruga abbastanza nell’ultimo lavoro. La band quanto mai coinvolgente sul palco offre un’esecuzione tecnica praticamente perfetta ed ispirata. Pure il materiale dagli album più vecchi suona impeccabile. Per l’enensima volta mi duole dire come i brani di “Panopticon” siano l’apice della loro carriera e anche dal vivo hanno spanne sopra gli altri, sia come strutture che come emotività che come riuscita completa finale.
Come nell’ultimo disco anche questa sera grande spazio a sintetizzatori/tastiera di Bryant Meyer che tessono trame rallentate e dilatate, diventando vera e propria ossatura di brani e donano passaggi molto onirici. Ottima la rese brutale dell’ugola di Turner, capace anche di virare verso un cantato più pulito. E grande riuscita per le psichedeliche discese nelle viscere, oltre ai muri di suono ovattato e compatto retto da riverberi e delay,
Luca Freddi