Il 15 giugno 2016 è una data che rimarrà impressa nella memoria di molti: infatti ha visto il ritorno in Italia dei Jane’s Addiction dopo uno sproposito di tempo, troppo per i fan che hanno affollato il Fabrique di Milano. Considerando che l’ultimo lavoro di studio risale al 2011, e da allora praticamente più nessuna notizia, e che nel corso di 28 anni di storia si sono amati, odiati, presi e lasciati, quella dei Jane’s Addiction è una love story burrascosa a tutti gli effetti, degna di una telenovela messicana. E nonostante abbia una storia quasi trentennale alle spalle, la band capitanata da Perry Farrell ha sfornato appena quattro album ed è stata più tempo separata che su un palco insieme. Occasione più unica che rara vederli riuniti, e ancora di più ascoltarsi dal vivo “Ritual de lo Habitual”, il capolavoro del 1990, eseguito per intero.
Quando in controluce appare la silhouette con tanto di panama calato in testa di Perry Farrell è già delirio, e il frontman, alto e secco, in un completo doppio petto chiaro, scivola sul palco con movimenti fluidi ed eleganti. La voce c’è ancora, e alla bellezza di 57 anni dimostra di essere una delle poche personificazioni rimaste al mondo della frase sex, drugs and rock ‘n’ roll. Insomma un genio, problematico, complicato ma un fottutissimo animale da palcoscenico. Per non parlare del più granitico Dave Navarro, che pare abbia fatto un patto con il diavolo per sembrare più giovane di quando era giovane. I piercing ai capezzoli ci sono sempre, così come una miriade di intricatissimi tatuaggi, e basta un cenno del sopracciglio per mandare in visibilio la platea femminile.
Il set ovviamente non riserva chissà quali sorprese, e come da copione, “Been Caught Stealing” è tutta da ballare, e infatti centinaia di piedi pestano il pavimento a tempo di musica, inneggiando allegramente alla cleptomania. La svolta arriva quando Farrell saluta con calore il pubblico, e racconta la sua vita da padre di famiglia, che approfitta della tappa in Italia per portare i figli a mangiare la vera pizza e la moglie a fare shopping, ma in cambio pretende solo una cosa, ovvero tre giorni di sesso sfrenato. E parte la sensualissima “Three Days”, che vede l’arrivo sullo stage di un paio di performer (una delle quali è Etty Lau, la moglie di Perry Farrell) che daranno anima e (soprattutto) corpo a tutto il resto dello show. Si prosegue con l’intensa “Then She Did”, da brividi: dieci minuti scarsi di poesia, che spazzano via ogni pensiero, colando addosso come miele. La chiusura, come su disco, spetta a “Classic Girl”, accompagnata da un siparietto lesbo-bondage.
Dopo qualche attimo di pausa, parte il riff di chitarra di “Rebel Rebel”, l’omaggio che i nostri dedicano a David Bowie, ma le vere bombe sono “Mountain Song” e “Just Because”, tratte rispettivamente dall’esordio “Nothing’s Shocking” e dal più recente “Strays”. “Ted, Just Admit It…” invece non solo vede un’ottima performance del bassista Chris Chaney, ma anche il ritorno della componente sensuale dello spettacolo, con un numero di body suspension che ha lasciato tutti a bocca aperta. Sex is violent, come recita il testo della canzone.
I saluti spettano a una versione davvero toccante e intima di “Jane Says”, con una venatura calipso regalata dal percussionista Stephen Perkins. Da lucciconi agli occhi. Non sapevo davvero cosa aspettarmi dal ritorno della band losangelina, ma non posso che ritenermi soddisfatta: uno spettacolo completo, che sonda vita, morte, sesso e amore, raccontati da un gruppo tormentato, che conosce alla perfezione ciascuno di questi aspetti.