Il concerto di Joe Bonamassa agli Arcimboldi di Milano è stato magnifico: 20 pezzi in scaletta per quasi due ore e mezza di durata, teatro completamente sold-out e un 8 marzo 2014 in cui non ci si è scambiati mimose ma sguardi stupiti di fronte all’abilità esecutiva del chitarrista nato nella Contea di Oneida, a New York, ma di chiarissime origini (nonni) italiane.
A dire il vero se penso che Joe è un classe ’77, ovvero ha tipo tre anni meno di me, la voglia di prendere corda e sapone è inevitabile (anche se è già in piazza e io almeno i capelli lunghi li ho ancora, tiè). Perchè se questo chitarrista riempie le arene di tutto il mondo da un po’ e anche in Italia, dove notoriamente ci si accorge di gente brava anni dopo (o peggio non ce ne si accorge mai), fa il pienone un anno all’Alcatraz e l’anno dopo nei teatri… bé vuol proprio dire che è davvero un grande. E non è solo questione di come suona divinamente le chitarre (cambiandone nove per ogni pezzo acustico e proseguendo a variare modello anche nel ben più lungo set elettrico successivo), ma anche di come tiene il palco, di come possiede la folla filandola nei momenti giusti e di come canta. Madò se canta!
Fate conto che dopo il bellissimo intro firmato Hayseed Dixie (coverone di “Highway To Hell” degli AC/DC), Joe attacca con questa. E noi a dire il vero potevamo già andare tutti a casa dopo quest’inizio.
[youtube ndKopQVn-l4 nolink]Una serata all’insegna del blues rock elettrico vintage riletto da una sensibilità straordinaria e completamente unica per i tempi che corrono. Bonamassa è diventato in poco tempo star internazionale e già figura leggendaria in un determinato ambiente. La sua capacità di rapire l’audience proponendo country, folk, blues, rock, hard rock, psichedelia, progressive, funk e via discorrendo è di valore assoluto. Se a questo ci aggiungete che la serata ha visto sul palco tra gli altri anche musicisti del calibro di Derek Sherinian (alle tastiere in modalità Portnoy, con bandanone e barbazza incolta), Lenny Castro (percussionista cubano di fama mondiale), Gerry O’Connor (abilissimo artista irlandese che ha suonato violini e banjo senza sosta durante il primo set) e Carmine Rojas (basso), potete facilmente capire che avete davvero fatto una cazzata gigantesca a perdervi questo show…
Cover story e foto gallery di Rodolfo Sassano
Joe Bonamassa Milano 8 marzo 2014, scaletta del concerto
[Acoustic set]
Woke Up Dreaming
Seagull (Bad Company cover)
Jelly Roll (Charles Mingus cover)
Black Lung Heartache
Around the Bend
Jockey Full of Bourbon (Tom Waits cover)
Stones in My Passway (Robert Johnson cover)
Ball Peen Hammer (Chris Whitley cover)
Athens to Athens
[Electric set]
Dust Bowl
Oh Beautiful
Who’s Been Talking (Howlin’ Wolf cover)
Midnight Blues (Gary Moore cover)
Slow Train
Driving Towards the Daylight
Love ain’t a love song
Sloe Gin (Tim Curry cover)
The Ballad of John Henry
Django
Mountain Time