Juliette and The Licks, il report del concerto a Milano del 6 giugno 2016

juliette-lewis-licks-report-concerto-milano-6-giugno-2016Sono venuta per sedurvi, per entrare dentro di voi”. Si è presentata così ieri, 6 giugno 2016, sul palco del Magnolia di Milano Juliette Lewis, tornata assieme ai suoi The Licks e ad abbracciare il pubblico italiano per un’unica attesissima data nella Penisola dopo sei lunghi anni di assenza.

Introdotti dal bel concerto dei Gambardellas, trio alt rock alla seconda fatica con l’EP “Ashes”, Juliette and The Licks, puntualissimi sulla tabella di marcia, suonano la carica con “Smash and Grab”, attacco di un’ora e mezza di live bollente e ricchissima sotto il profilo musicale. “Mind Full Of Daggers” e “Sticky Honey” seguono a ruota, alzando i battiti tra palco e parterre e preparando il terreno per la nuova “Any Way You Want”, che entrerà nel disco in uscita entro fine anno: “un pezzo sul desiderio, sulla lussuria… sul sesso”, racconta Juliette, tutina a stelle e strisce attillatissima su un corpo che averne alla soglia delle 43 primavere e un’attitudine che rinfranca il cuore sullo stato di salute del più volte dato per defunto rock’n’roll.

Le malie sonore dell’intro di “Purgatory Blues” sono solo un’illusione, la quiete prima della tempesta, che arriva gonfiando fino a scaricarsi sul parterre con una versione tesissima di “Killer”. Il migliaio di convenuti si scatena, aizzato da una Juliette che, ad ogni movimento, ad ogni parola scambiata col pubblico, si riconferma nella sua essenza di animale da palcoscenico.

Si suda, anche sui pezzi più introspettivi di uno show giocato benissimo nei tempi e nei sapori. “Hard Lovin Woman” è un bluesettone fumoso e disperato, strabiliante per la vicinanza nell’intenzione e nell’intensità ad un’icona del genere quale Janis Joplin, che Juliette finisce per richiamare con naturalezza un po’ anche nei gesti. A seguire, la cover di “Proud Mary” dei Creedence Clearwater Revival, suonata nella versione di Ike & Tina Turner, mantiene il discorso in ambito rhythm and blues. “We’re gonna start nice and easy, and then we gonna finish hard and rough”, spiega Juliette citando Tina, prima di attaccare il cantato, in cui emerge anche qualche inattesa sfumatura timbrica tipica del country, di un brano che sfocerà in un improbabile pogo sulla sezione strumentale della band, riportando il live sui toni rock dell’inizio.

Nick Maybury (chitarra solista), John Michael Anderson (chitarra), Juan Alderete (basso) e Brad Wilk (batteria) – The Licks, nella formazione orfana per quest’occasione del cofondatore della band Todd Morse – viaggiano potenti, precisi e versatili passando dal rock suonato sporco e veloce, marchio di fabbrica della band, al blues, alle sonorità disco-punk di “Got Love To Kill”, fino alla matrice pop e funky del singolo, “Hello Hero”, che anticipa l’EP di prossima uscita targato Juliette Lewis. Il pezzo, scritto e prodotto assieme a Isabella Summers dei Florence and The Machine, benché atipico per Juliette, è estremamente intrigante nella sua orecchiabilità e il pubblico apprezza. “Siete incredibili, mancavamo da tanto tempo e non credevo che conosceste tutti i nostri pezzi” commenta Juliette, evidentemente divertita e galvanizzata dal calore di un parterre di fedelissimi in visibilio sulla chiusura capolavoro con “Get Up”.

Richiamati sul palco al grido di “Giulietta, Giulietta”, tormentone della serata, i Juliette and The Licks ripartono da “This I Know”. L’ovazione tributata dal Magnolia nel corso di questa ballad dal sapore anni ’90, lascia di stucco persino Juliette, ma cosa volete, noi italiani siamo un popolo di romantici. Certo, però, non ci dispiace nemmeno fare casino e allora sulla cover di “Dirty Deeds Done Dirt Cheap” degli AC/DC è un attimo che nel parterre inizia a montare un’onda informe di teste e braccia che si infrange scomposta sul finale lasciato alla ruvida roccia di “You’re Speaking My Language”. Ed è proprio così, Juliette, voi e noi, noi e voi, in questa calda serata d’estate abbiamo parlato la stessa lingua, quella con cui ci hai sedotti e sei entrata dentro di noi, il buon vecchio rock’n’roll.

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