Killswitch Engage – Transilvania Live, Milano 2 febbraio 2007


All’arrivo al Transilvania la prima cosa che salta all’occhio è l’incredibile fila di gente senza biglietto, speranzosa di poterne acquistare ancora uno ed entrare; il risultato finale sarà un locale sold out e molti esclusi.

Il primo gruppo avrebbero dovuto essere i “Bury Your Dead”,  che però a causa della recentissima defezione del frontman sono stati costretti a rinunciare al tour. Al loro posto, tra la diffidenza dei paganti, compaiono 5 ragazzi provenienti dall’UK che hanno da poco superato la maggiore età: i Bring Me The Horizon. Nonostante il nome e le acconciature vagamente emo, il quintetto si rivela perfettamente in grado di offrire il giusto intrattenimento (e dose di macello) in attesa dei  big della serata. La violenza e l’impatto sonoro e visivo del loro show è paragonabile a quello dei migliori gruppi in circolazione: il cantante è in grado di vocalizzi growl da paura mentre il resto della band dispensa riff death inframmezzati dagli ormai classici stoppati metalcore. Come se non bastasse non stanno mai fermi, e cercano continuamente di movimentare il pubblico chiedendo più volte di far partire un moshpit (cosa che prontamente viene realizzata). L’ottima presenza scenica e la qualità del mixaggio hanno garantito insomma il successo della giovane formazione Inglese.

Dopo appena 15 minuti i The Haunted salgono sul palco e attaccano con una triade di pezzi di tutto rispetto: “The Flood”-“The Medication”-“99” (le prime 2 dal nuovo cd, “The Dead Eye”, mentre la terza da “rEVOLVEr”, annata 2004). La platea accoglie le composizioni più recenti (come avverrà dopo con “The Drowining”, “The Reflection” e “The Fallout” ) con grande entusiasmo, e l’apprezzamento si nota specialmente quando vengono eseguite le parti più melodiche, segno che il cambio di direzione è stato positivamente recepito. Ovviamente (pur avendo un tempo esiguo) non mancano pezzi storici quali “All Against All” e “Trespass”. Per quanto riguarda il lato tecnico purtroppo gli Svedesi non hanno un mixaggio eccezionale (si sentono poco i bassi), anche il singer Dolving dà impressione di fare maggiormente fatica sui nuovi pezzi, segno che questi richiedono grande sforzo e impegno. I cinque in ogni caso si dimostrano grandi trascinatori, sempre a incitare un pubblico già in estasi, e lo stesso Dolving si prodiga in dediche al peperoncino  per il gentil sesso presente in sala (chi c’è stato capirà). Salutano ricordando che torneranno da headliner in Italia a maggio.

Terminata la loro esibizione il locale invoca insistentemente gli headliner e alle 23.15 i Killswitch Engage fanno il loro ingresso sul palco. “A Bid Farewell” è la canzone che apre il loro show e il ritornello (cosi come capiterà a molti altri nel corso della loro esibizione) viene cantato a gran voce dal pubblico; Howard, compiaciuto da questa “prova di fedeltà”, quasi non canta, preferendo incitare ancora di più i cori. Il frontman sembra essersi ripreso perfettamente dall’infezione al petto avuta durante la prima parte del tour; invece il chitarrista Adam, come anticipatamente annunciato, è il grande assente della serata (a causa di un intervento di urgenza alla schiena ha dovuto dare forfait) e per l’occasione viene sostituito dall’ex Soilwork e amico della band Wichers, che dimostra di sapersela cavare anche se la differenza tra i due è abissale (nessun backing vocal o armoniche).
I pezzi riflettono la scaletta standard ormai consolidatasi nel corso degli anni: si va quindi da “Fixation On The Darkness” passando a “Rose Of Sharyn” proseguendo con estratti dal nuovo album quali “This Is Absolution”, “The Arms Of Sorrow” e “My Curse”, per poi finire come sempre con “My Last Serenade”.
Bella serata, niente da dire, i KsE sono oramai pronti a venues più grandi e, vista anche la risposta dell’audience, oramai il salto definitivo tra i grandi della scena può dirsi compiuto. Una conferma.

N.B.

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