Serata estrema lo scorso martedì in quel del Live Club, dove sono accorsi numerosissimi i fans dell’extreme metal, ad omaggiare band di culto del panorama death e thrash. Purtroppo cause di forza maggiore ci hanno impedito di essere presenti agli show di Fueled By Fire e Nile, che hanno avuto l’onore di aprire le danze, ma siamo certi abbiano svolto un ottimo lavoro, perché quando i Morbid Angel hanno fatto il loro trionfare ingesso sul palco il moshpit era già caldo e ben rodato.
Gli statunitensi, colonna portante del caro e vecchio death metal old school, sfoderano una setlist composta di soli classici, che il pubblico dimostra di apprezzare cercando in tutti i modi di abbattere il locale che ospita l’evento con un pogo furente, come ultimamente si vede di rado. I deathster sul palco sembrano gradire, traendo dal calore del pubblico quella carica di cattiveria extra che serve a rendere lo show un evento indimenticabile. David Vincent, in forma smagliante pure al basso, ruggisce nel microfono inni di innata violenza, ai quali la sei corde di un ispiratissimo Trey Azagthoth conferisce quella verve malvagia che ha reso storica questa band. Dietro le pelli manca lo storico Pete Sandoval ma il suo sostituto Tim Yeung ci da dentro alla grande, e non fa sentire troppo la mancanza del suo ingombrante predecessore. Dopo più di un’ora di show dirompente i Morbid Angel lasciano lo stage da vincitori, affidando ai tedeschi Kreator l’arduo compito di bissare una prestazione gigantesca.
E alle 22 in punto Mille Petrozza e soci fanno il loro ingresso in scena. Fin dall’intro, proiettata su maxi telone bianco con accompagnamento di Johnny Cash che canta “Personal Jesus“, i thrasher fanno capire che non intendono essere da meno rispetto a chi li ha preceduti, e attaccano subito con la title track dell’ultimo, eccellente lavoro in studio “Phantom Antichrist“, per proseguire con una setlist disumana che pesca qua e là da tutta la discografia della band. Brani storici si affiancano ad una manciata di estratti dal nuovo lavoro, e tutto quanto ha un effetto devastante. L’impatto live del gruppo è di quelli che lasciano il segno, per l’esattezza un certo numero di lividi e qualche contusione; il moshpit si infuoca fin dall’inizio e i più duri non molleranno il colpo fino alla fine dello show, fra circle pit, wall of death e Mille che chiede sempre più aggressività, per meglio alimentare quella macchina da guerra che sta sul palco e risponde al nome di Kreator. Dopo un’ora e mezza di mattanza, e con la classica doppietta “Flag of hate/Tormentor” i Nostri si congedano con un arrivederci e un doveroso ringraziamento.
Uno show da incorniciare, che bissa l’eccellente prestazione dei Morbid Angel, incoronando la serata come una delle meglio riuscite dell’anno…e finalmente con un pubblico degno dell’evento, dopo la scarsissima affluenza registrata lo scorso giungo all’Alcatraz di Milano.
Corrado Riva
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