Dopo appena due anni di assenza tornano in Italia i tedeschi Kreator, ma questa volta senza co-headliner, come era capitato invece nel 2007, nel tour assieme ai Celtic Frost. All’arrivo i Caliban hanno già cominciato il loro show, i suoni sono buoni e il quintetto appare bello carico.
Purtroppo però per quanto il vocalist Andy Dörner più volte inciti al moshpit, non otterrà nulla, così come nemmeno il resto del gruppo riuscirà a smuovere la platea. Le uniche reazioni visibili sono stati applausi di incoraggiamento alla fine dei pezzi e qualche sparuta testa che faceva headbanging solitaria tra le prime file. In Italia siamo impietosi con i gruppi di supporto, e se questi non suonano nemmeno lo stesso genere dell’headliner spesso l’indifferenza è servita. E dire che i Caliban non sono nemmeno gli ultimi arrivati nel panorama metalcore, con cinque album all’attivo (e un sesto in uscita a breve)…peccato.
Che show pazzesco hanno messo su i Kreator! Nonostante la voce di Petrozza si sia fatta meno incisiva e potente il quartetto ha sfornato un’ora e mezza di thrash suonato impeccabilmente, senza interruzioni o quasi.
La scaletta percorre la quasi trentennale carriera, con in più una selezione di brani tratti dall’ultimo album “Hordes Of Chaos”, che non sfigurano affatto di fianco a mostri sacri quali “Extreme Aggression” e “Pleasure To Kill”. La platea infatti mostra di gradire indistintamente ogni singolo pezzo, col risultato di trasformare il Rolling Stone in un moshpit continuo. Se con i Caliban la security era stata in panciolle seduta, qui deve fare gli straordinari per acchiappare al volo gli incontabili body surfers che si lanciano oltre le ringhiere.
La line up attuale (dalla formazione è la più duratura di sempre) non sbaglia niente, rimanendo sempre compatta e decisa; Mille urla nel microfono incazzato come non mai, Ventor ci dà dentro col doppio a manetta, e anche il bassista Christian Giesler e la seconda chitarra Sami “volto di ghiaccio”Yli-Sirniö si ritagliano il loro spazio.
In seguito a una “Betrayer” che toglie il respiro e mozza qualche testa tocca al bis: dopo aver suonato la new entry “Amok Run” viene il momento della consueta triade che da parecchi anni chiude i loro concerti. Se la gente del pit aveva ancora energia residua in breve tempo questa viene esaurita grazie a Riot Of Violence/Flag Of Hate/Tormentor, che fanno piazza pulita di tutto e tutti, senza mezzi termini.
Un concerto che sicuramente ha soddisfatto vecchi e nuovi fan, registrando per di più un’ ottima affluenza; se dopo tre decadi la creatura di Mille Petrozza riesce ancora a fare simili sfaceli ci auguriamo di rivederla quanto prima.
Setlist: Intro/Choir Of The Damned – Hordes Of Chaos – Warcurse – Extreme Aggression – Phobia – Voices Of The Dead – Enemy Of God – Destroy What Destroys You – Pleasure To Kill – People Of The Lie – Coma Of Souls – The Patriarch – Violent Revolution – Terrible Certainty – Betrayer – Amok Run – Riot Of Violence – Flag Of Hate – Tormentor
Nicolò Barovier